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Martedì 29 Settembre 2009
Bruni costretto ad arrendersi:
dovrà abbattere il muro
Era rimasto praticamente isolato insieme all’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna e, ieri, il sindaco Stefano Bruni è stato costretto ad arrendersi. Quasi tutto il Pdl, la Lega Nord, tutta l’opposizione e la città chiedevano l’abbattimento totale del muro, ma il sindaco parlava di «abbassarlo». Ieri mattina, prima dell’incontro con i consiglieri comunali, si è aggiunto ai no anche quello del presidente della Regione Roberto Formigoni che ha telefonato a Bruni
COMO Era rimasto praticamente isolato insieme all’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna e, ieri, il sindaco Stefano Bruni è stato costretto ad arrendersi. Quasi tutto il Pdl (dal coordinatore provinciale Alessio Butti al consigliere regionale Gianluca Rinaldin, al presidente del consiglio Mario Pastore), la Lega Nord (era sceso in campo direttamente Umberto Bossi dicendo che «Como non è Berlino» oltre al commissario provinciale Leonardo Carioni), tutta l’opposizione e la città (non si ricorda una mobilitazione di tale portata) chiedevano l’abbattimento totale del muro, ma il sindaco parlava di «abbassarlo». Ieri mattina, prima dell’incontro con i consiglieri comunali, si è aggiunto ai no anche quello del presidente della Regione Roberto Formigoni che ha telefonato a Bruni. Poi la resa. «Ferme restando le determinazioni e le decisioni sul punto dell’autorità giudiziaria, il muro, che era previsto dal progetto, non ci sarà più; verrà abbattuto e sarà interamente sostituito da paratie mobili» ha garantito il sindaco. . «Nei prossimi giorni - ha proseguito il primo cittadino - saremo in grado di fornire i dettagli tecnici, ma il muro verrà abbattuto. Dovrà essere sostenuto un certo costo, tuttavia la Regione è con noi. Ho parlato questa mattina con Roberto Formigoni e il presidente sostiene questa ipotesi; è questa la priorità. Ci sarà l’abbattimento totale del muro contestato dai giardini a piazza Cavour». Sulle responsabilità Bruni è cauto: «Le sta verificando la magistratura, lasciamo che faccia il suo lavoro e poi trarremo le conclusioni. Il muro che dico che viene abbattuto era nel progetto Majone-Terragni-Conti, non ce lo siamo inventato». Sui maggiori costi per mettere le paratie mobili Bruni conta su Formigoni e su un contributo del Pirellone: «Così mi ha detto Formigoni, non ho motivo credere di no». Bruni però salva Caradonna a cui non affida responsabilità politica: «Ci interessa rispondere alla città - ha detto - e da parte mia c’è fiducia piena. Caradonna non è assolutamente in discussione. La città mi ha eletto due anni fa con il 60% voti, tra due anni deciderà cosa fare». Sull’assessore alla Cultura Sergio Gaddi, che aveva definito il muraglione «un ecomostro», il primo cittadino ha detto: «C’è il diritto di dissentire, ma come hanno fatto gli altri colleghi, va esercitato all’interno della giunta. Gaddi non può fare il movimentista fuori e l’assessore all’interno».
A chiedere l’abbattimento totale era stato anche il senatore Alessio Butti che ieri ha commentato: «Questa storia ci insegna che occorre un maggior coinvolgimento del gruppo e dei coordinamenti politici sui grandi temi e non solo sulle questioni urbanistici se poi si pretende di essere sostenuti e difesi. Occorre maggiore trasparenza nella disponibilità degli atti perché sono atti pubblici». Poi ha aggiunto: «Questa retromarcia ci toglie da un gravissimo imbarazzo, quello di aver visto la nostra città e il nostro territorio su tutti i giornali e telegiornali nazionali non certo per una questione edificante». Ripercussioni politiche per l’assessore Caradonna (ex An) «Da qualche giorno aspetto di incontrare il sindaco - chiude Butti - e quando sarà disponibile e compatibilmente con i miei impegni, valuteremo politicamente la questione».
Gisella Roncoroni
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