L'autopsia rivela:
ucciso venerdì pomeriggio

Tavernerio: la morte di Antonio Di Giacomo, il cui corpo è stato trovato in un furgone risalirebbe più o meno a un’ora dopo che il suo cellulare smette di ricevere chiamate. Sarebbero questi i dettagli principali usciti dall’esame autoptico effettuato sul cadavere dall’anatomopatologo Giovanni Scola. Manca l'arma del delitto

TAVERNERIO Un sacchetto in testa, un colpo di pistola. Antonio Di Giacomo è morto ucciso da un proiettile, un colpo esploso da distanza ravvicinata, anche se non propriamente a bruciapelo. La morte risalirebbe al primo pomeriggio di venerdì, forse alle 15, più o meno un’ora dopo che il suo cellulare smette di ricevere chiamate. Sarebbero questi i dettagli principali usciti dall’esame autoptico effettuato sul cadavere di Di Giacomo dall’anatomopatologo Giovanni Scola, che lunedì aveva ricevuto dalla Procura di Como l’incarico formale di dare risposte a una serie di quesiti ritenuti centrali per lo sviluppo dell’indagine. Manca l’arma del delitto: sarebbero stati trovati due fori, uno d’entrata e uno d’uscita. Il proiettile non c’era, ed è difficile, senza, verificare il calibro dell’arma. Dallo stesso esame sono anche uscite indicazioni sull’orario del decesso, che il medico legale fissa attorno alle prime ore del pomeriggio di venerdì. Volendo dare per scontato, come tutto lascia supporre, che Di Giacomo abbia posteggiato il suo furgone in via Alle Selve prima di incontrare il suo assassino e che, solo dopo averlo incontrato si sia allontanato con lui su un altro veicolo, il dettaglio suggerisce che il suo corpo esangue sia rimasto per diverse ore in un luogo diverso, forse lo stesso del delitto. L’omicida può averlo riportato al furgone soltanto nel cuore della notte. Altri dettagli, dal segreto che avvolge l’esito dell’esame autoptico, non sono filtrati. Nulla sarebbe comunque determinante ai fini del completamente dell’indagine, che prosegue su tutti gli altri fronti. Le persone interrogate sono davvero decine, amici e conoscenti ma anche molti colleghi di lavoro. Nella tarda serata di mercoledì non risultavano ancora iscrizioni sul registro degli indagati della Procura.

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