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Domenica 18 Ottobre 2009
Niente settimana corta
Protesta dei genitori
Gravedona: il motivo del contendere è l'orario alle medie (pieno per cinque giorni e sabato libero), già applicato in tutte le scuole elementari dello stesso istituto comprensivo. Dimissioni di massa dal consiglio di istituto
GRAVEDONA Bufera all’interno del consiglio d’istituto: la componente genitori (Marco Rasella, Roberta Materazzo, Luca Guaresi, Monica Pochintesta, Maurizio Moretta e Valentina Rossetti) ha rassegnato in blocco le dimissioni. «La mancanza assoluta di coerenza e l’atteggiamento antidemocratico da parte del dirigente scolastico non ci lascia alternative - esordisce Moretta - . Se il consiglio d’istituto è solo un luogo di audizione e di prese d’atto per i genitori, non vediamo a cosa serva farne parte». Il motivo del contendere è la settimana corta alle medie (orario pieno per cinque giorni e sabato libero), già applicata in tutte le scuole elementari dello stesso istituto comprensivo (Gravedona, Consiglio di Rumo e Domaso): «Nel 2002, a fatica, ma forti di un 70 per cento di consensi delle famiglie, i genitori riuscirono a spuntarla per le scuole elementari, senza che in seguito si sia presentata la minima difficoltà organizzativa - prosegue Moretta -. Anche stavolta abbiamo effettuato un sondaggio, pur se in forma non ufficiale, dal quale è emerso che, a fronte di 209 schede restituite, ben 185 (88,5 per cento) indicavano la propensione alla settimana corta. Lo scorso maggio il dirigente Antonino Patanè si era detto disponibile a prendere in considerazione la proposta con l’avvio del nuovo anno scolastico, ma ora ha eretto un vero e proprio muro dinanzi all’istanza, non accettando la volontà della stragrande maggioranza delle famiglie, che sarebbe emersa anche attraverso un sondaggio ufficiale promosso dalla scuola, che però non è stato fatto. Le ragioni organizzative e didattiche sono pretestuose: la verità è che i docenti, per motivi loro, non gradiscono la settimana corta, ormai adottata nella stragrande maggioranza delle scuole italiane perché consente una distribuzione più equa del tempo fra scuola, famiglia e svago. Nel regolamento del consiglio d’istituto tra l’altro è previsto che venga ratificato l’esito di sondaggi in cui un orientamento gode di una percentuale superiore al 66 per cento, ma non se n’è tenuto conto: docenti e dirigente hanno votato contro garantendosi una risicata maggioranza».
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