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Mercoledì 21 Ottobre 2009
Stalking, il primo arrestato
finisce davanti al giovane
«Avrei voluto sciogliermi nell’acido, per la paura e per la vergogna. Il processo mi costringe a ricordare tutto e anche quella voglia di sparire. Mi sentivo già annullata, per le violenze fisiche e psicologiche». La donna di 38 anni forse rivede per la prima volta dopo 220 giorni il suo ex marito nell’aula del tribunale dove si è aperto il primo processo a Como per stalking
COMO «Avrei voluto sciogliermi nell’acido, per la paura e per la vergogna. Il processo mi costringe a ricordare tutto e anche quella voglia di sparire. Mi sentivo già annullata, per le violenze fisiche e psicologiche».
Quando ne parla, ha ancora vampate nel cuore la donna di 38 anni che forse rivede per la prima volta dopo 220 giorni il suo ex marito. L’ultima volta, era il 10 marzo 2009, fuori da un supermercato. L’ha ritrovato ieri, nell’aula del tribunale dove si è aperto il primo processo a Como per stalking, atti persecutori, previsti e puniti dalla legge del 26 febbraio 2009. Lui, 43 anni, manutentore stradale per l’amministrazione provinciale, era stato arrestato dai carabinieri nel corso di una discussione con la ex moglie, dipendente da un’impresa appaltatrice del servizio di pulizia nel supermercato. I militari avevano già ricevuto querele da parte della donna che aveva raccontato al comandante di stazione il naufragio di una storia d’amore precoce, il matrimonio a 17 anni, le tensioni e le violenze durante la convivenza, la decisione di separarsi, l’allontanamento di lui con provvedimento dell’autorità giudiziaria. Ma soprattutto aveva manifestato lo stato d’animo, fatto di paura, la paura di essere seguita, spiata, di perdere il posto di lavoro sul quale lui si presentava con fare minaccioso e con ingiurie, compromettendo la sua immagine e quelle aziendali. «Ci chiami subito in caso di bisogno», le avevano raccomandato i militari.
Quel 10 marzo, lei chiamò, i carabinieri accorsero, due in borghese erano casualmente presenti nel supermercato, chiesero i rinforzi e scattarono le manette per stalking, il primo arresto del nostro territorio. Il pm d’indagine, Antonio Nalesso, ha chiesto il giudizio immediato; l’uomo è agli arresti domiciliari, nella natìa Calabria e ieri s’è presentato, una folla di testimoni, venti in tutto tra accusa e difesa e un momento di tensione fuori, tra parenti, in una pausa dell’udienza che proseguirà il 17 novembre e poi il 3 febbraio del 2010, come ha fissato il giudice Vittorio Anghileri. Forse, sarà necessaria un’altra udienza per le conclusioni e la sentenza. Già ieri, il pm d’udienza, Vanessa Ragazzi, l’avvocato di parte civile, Laura Tettamanti, la difesa dell’avvocato Fabio Lucchese, lo stesso giudice, raccogliendo le testimonianze dei carabinieri e della parte offesa, hanno cominciato a tratteggiare il quadro delle gelosie, degli appostamenti, delle minacce.
Lui era come un’ombra, sottocasa e nel posto di lavoro, un’ombra ossessiva ed offensiva, si materializzava con gli sms anche a mezzanotte e quaranta minuti e di persona in luoghi impensabili, suscitava ansia, depressione e il panico, come diagnostica un certificato medico. E lui ieri, seduto accanto al proprio difensore, scuoteva la testa, tentava di replicare, faceva capire che si recava al supermercato per motivi suoi: tra un mese, fornirà la propria versione, quando sarà sottoposto ad esame. Forse non sarà l’unica volta: ci sarebbero altre cause pendenti.
Maria Castelli
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