A Como serve
un libro nuovo

Como no, Matera sì. Tra Como e Parolario il gelo, tra Matera e i suoi festival musica, “Puccia” da sgranocchiare e una nomina a capitale europea della cultura 2019. Como litiga sui libri e gli scrittori del festival che, notizia di ieri, potrebbero trovare asilo a Villa Olmo (fino a ieri negata), ma in giugno e non a fine agosto o a Cernobbio a Villa Erba, via dalla città. Comunque sia si inizia in salita, dando un’immagine di sè nervosa e acida.

Vedere il sindaco di Matera commosso alla notizia della propria città scelta a rappresentare l’Italia fa dire che qualcosa di bello è ancora possibile, ma a questo punto la domande è: perché è possibile in Basilicata e non da noi? Non ce ne vogliano i lucani, ma Matera è o no in una regione è più decentrata e sfortunata della nostra? Meravigliosa, ci si va e ci si innamora, ma a tratti aspra, tanto che Pasolini per il suo “Vangelo secondo Matteo” e Mel Gisbson per “La Passione” ne scelsero le alture perché più veraci e dure di quelle d’Israele, e meno smart della Lombardia.

E allora dove sta il baco? Perché si deve alzare la paratia di testa prima di quella di alluminio che verrà? Unità d’intenti, possibile che non la si possa trovare. Chi c’è dentro, dentro il faccia a faccia di Parolario, dirà che è molto più complicato di come sembra fare andare d’accordo un assessore e un comitato di un festival letterario.

Sarà, visto che ci sono imputazioni reciproche di scarsa attenzione per l’altro e la risorsa che ognuno rappresenta, ma se le risorse fossero tutte e due, perché aspettarsi l’uno con l’altro? Mica meglio tirare su il telefono e chiedere: che si fa? Il calendario e le sedi sono larghe, ci mettiamo tutto? No, difficile. E adesso? Adesso c’è il rischio che Parolario se ne vada a Cernobbio a Villa Erba, ciao ciao Como. Se sia meglio o peggio non si sa, potrebbe non essere uno svantaggio operativo, ma un neo.

Se questo è il “rischio”, gli organizzatori non ne hanno fatto mistero neppure nei giorni scorsi di avere sul tavolo inviti “stranieri”, c’è però anche la controproposta: a Villa Olmo ma invece che a fine agosto a giugno. Com’è? Si può accettare? A Parolario dicono “ni”, si riservano di pensare e di dare risposta tra qualche giorno.

Beh, non è male. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno si potrebbe dire che i “litiganti” almeno hanno deciso di togliere il broncio e di parlarsi. Dai che ce la facciamo!

Certo, forse non arriveremo all’atmosfera “brillarella” di Matera dove in piazza si trova - in autunno - un piatto di pasta impastato da cuochi che si dimenano al ritmo di musica, una “puccia”, croccante sfoglia di pane imbottita di bontà, da addentare a mezzanotte, dove si gira tranquilli la sera tra i vicoli ragnatela illuminati a giorno e si tira la moneta per scegliere come riempire la serata tra un concerto, un incontro letterario o una vista alla mostra su Pasolini a Palazzo Lanfranchi. Tutto questo, più un piatto di strascinati con i peperoni “cruschi” a 8 euro, per pranzo, a Como non si troverà, forse mai. Ma non si può arrivare davvero alla metà del guado? Davvero il dado è tratto e non c’è più margine di accordo per fare in modo che Parolario resti a Como? C’è da non crederci. Lo scetticismo degli organizzatori della rassegna verso il trasloco di data da agosto a giugno pur di stare a Villa Olmo è da leggere già come un no? Sarebbe una contraddizione, visto che scettici è un po’ come dire dubbiosi. Quindi il tifo deve essere per il dubbio, chissà che non nasca una soluzione favorevole per Como. E se non fosse così, chissà che non nasca un Parolario nuovo a Villa Erba, ma con Como primo tifoso e sostenitore.

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