Arriva il mondo. E arriva sempre. Due fotografie che si fondono in un’unica immagine. Sempre più internazionale la clientela e ciò significa che ciascun popolo ha le proprie abitudini, i propri desideri e anche i tempi in cui preferisce - per varie ragioni - concedersi una vacanza.
Il bilancio delle strutture alberghiere per le festività certifica il trend ormai consolidato del turismo a Como, ma racconta pure qualcosa di più. O meglio sprona a guardare oltre i confini, anche delle proprie abitudini.
Sì, perché il mercato è appunto il pianeta intero, quindi bisogna essere mondiali da ogni punto di vista. Cioè flessibili alle esigenze dei clienti per quanto possa essere arduo considerandone la varietà.
Occorre parlare la loro lingua, in tutti i sensi. Partendo dal risvolto non metaforico: l’inglese come base e non farfugliato in modo maccheronico (con l’aggravante magari di pensare di sembrare pure più simpatici). Una conoscenza più approfondita e professionale che deve essere scontata nei giovani di oggi e non escludere naturalmente i meno giovani.
Non è solo una necessità delle categorie che con i turisti vivono. Del resto qui si assiste a molti sforzi. Associazioni come Confcommercio organizzano corsi anche di russo o cinese proprio perché ormai sul lago di Como si affacciano sempre più numerosi visitatori da questi Paesi. E i numeri promettono di crescere costantemente.
Di questo, tuttavia, devono rendersi conto fino in fondo anche le amministrazioni locali e le istituzioni in generale. Oggi è molto più facile trovare un sito internet di un’azienda che comunica in mandarino, piuttosto che indicazioni stradali in inglese, in grado quindi di guidare un pubblico internazionale verso l’ambìta meta.
E non è finita qui. Perché se è importante parlare una lingua straniera, lo è altrettanto sforzarsi di coglierne la mentalità. Capire che c’è chi preferisce un turismo più di tipo culturale, chi apprezza la natura prima di tutto, chi vorrebbe esplorare ogni angolo del lago e chi non rinuncia al divertimento.
Sapere che chiudere la maggior parte delle strutture alberghiere in inverno significa infliggersi un danno, dato che ci sono popolazioni che si mettono in viaggio proprio con la (nostra) brutta stagione.
Per accogliere il mondo, bisogna essere in rapporto anche con il proprio mondo attorno. Come emerso dalle testimonianze di turisti stranieri anche lo scorso, incoraggiante anno, è determinante fare rete. Quindi non creare confini fittizi all’interno dello stesso lago, dialogare con Milano e lo shopping (ma non solo) che offre, tracciare percorsi che tengano Como al centro senza isolarla.
Ma c’è di più. Esiste qualcosa che si sta diffondendo - per fortuna - costantemente e accomuna i popoli. L’attenzione alla natura, che ha un ordine spontaneo e inimitabile: ma a imitarlo un poco, dobbiamo provarci. Invece, troppo spesso - persino nelle terre che sembrano aver ricevuto in maniera ancora più strepitosa il dono della bellezza - siamo impegnati a guastarlo.
Chi arriva qui, gode il fascino del paesaggio e non ha certo voglia di abbassare lo sguardo e trovare rifiuti o sporcizia. Ammira la gentilezza del panorama e vorrebbe trovarla pure con altrettanta naturalezza tra gli umani.
È anche questo che dobbiamo offrirgli, perché può solo confermare il turismo quale motore prezioso - secondo a nessuno e alleato di tutti i settori- e migliorare dunque gli affari. Ma migliorare persino la nostra vita, in un posto unico al mondo che il mondo sa degnamente accogliere.
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