Cara provincia
Martedì 21 Aprile 2009
Adriano e il peso della miseria
Essere multimilionari (in euro) a vent’anni è un peso immane, che può schiacciare per sempre e annullare la personalità di un individuo
Egregio direttore,
distrattamente ho letto delle preoccupanti crisi esistenziali dell’imperatore Adriano (gli abruzzesi ne hanno di peggio, ma anche un’altra dignità), mentre noi juventini questo problema l’abbiamo abbondantemente risolto comprando gente molto meno nobile (vedi Poulsen), ma scherzi a parte non ho capito cosa centri l’Italia in tutto questo.
Da noi la maggior parte di questi “poveri” brasiliani “sfigati” (vedi Kakà), anche se non giocano al massimo, si consolano incrementando di anno in anno il loro già pingue conto in banca, un dettaglio tutt’altro che trascurabile coi tempi che corrono. Forse la patata bollente andrebbe passata a Moratti, abituato a coprire d’oro tutti i suoi viziatelli campioni o presunti tali (vedi Recoba), senza scordarci che l’Inter è tutto, ma decisamente poco italiana. Basterebbe osservare attentamente il comportamento di Balotelli con certi suoi atteggiamenti antisportivi, per rendersi conto di quanto la gloria abbinata al vil denaro possa dare alla testa. Una brava mamma quando concede tutto ai suoi pargoletti, rischia poi di ritrovarseli una volta cresciuti assai bizzosi, ma non certamente per colpa della società.
Forza Adriano, sono curioso di vedere come andrà a finire quando cominceranno a scarseggiare i “danee” e... pure gli amici, allora un calcio a tutti i valori si potrà ancora dare? Cordialmente
Enzo Bernasconi
Caro Bernasconi,
anche se ogni giorno gli si cucinassero prelibati carpacci, il micio di casa godrebbe cento volte di più a spolparsi un bel pettirosso o un topolino novello, perché quella è la sua natura, che secoli di tentato addomesticamento non hanno per nulla scalfito. Così il ricoprire d’oro chi viene dal ghetto non cancella la miseria interiore che nasce e cresce con la persona, la mancanza di modelli culturali o di amici veri e non di comodo. Essere multimilionari (in euro) a vent’anni è un peso immane, che può schiacciare per sempre e annullare la personalità di un individuo, già malcerta come quella di Adriano, che a dieci anni vide il padre cadere colpito da un proiettile in testa, rimediato per sbaglio nella favela in cui viveva. Portare un ragazzo come lui a vivere in una villa liberty sul lago di Como (e qui Moratti o chi per lui ha dimostrato di non avere un briciolo di psicologia spicciola) equivale a mettere un piranha nella fontana di Trevi, alla fine per la disperazione incomincia a divorare se stesso. Ad Adriano nessuno ha insegnato altro se non il prendere a calci un pallone, Kakà ha alle spalle un padre manager e un’educazione rigorosa e di professione fa il Pallone d’oro come potrebbe amministrare una multinazionale. In questo caso, un gatto allevato a scatolette.
Mario Chiodetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA