Agente svizzero in coma dopo la lite
Il giudice: nessun colpevole

Ponte Chiasso. Il drammatico diverbio nel giugno 2012 per una partita

Assolto l’imputato. I testimoni: provocato, si è limitato a spingere il poliziotto

Si chiude con un colpo di scena il processo a carico dell’uomo accusato di aver mandato in coma un agente in servizio nelle guardie di confine svizzere al termine di un violento diverbio scoppiato per motivi calcistici. L’uomo, 36 anni, imputato di lesioni gravi è stato infatti assolto con formula piena dal Tribunale di Como.

La sentenza è stata letta nel primo pomeriggio di ieri, dopo che il pubblico ministero d’udienza aveva già ampiamente alleggerito la posizione dell’imputato chiedendone la condanna per eccesso colposo di legittima difesa. Il giudice ha invece accolto le conclusioni del difensore, il quale - forte delle testimonianze dei presenti alla lite e delle consulenze del medico legale - aveva sollecitato l’assoluzione piena per il proprio assistito.

La tragedia (Il poliziotto rimasto ferito quella sera a Ponte Chiasso, è tuttora ricoverato in coma in una struttura ticinese) era avvenuta all’esterno di un bar di piazza XXIV Maggio, proprio accanto alla dogana. Tra l’agente svizzero e l’avventore comasco era nato un diverbio al termine dell’incontro amichevole tra la nazionale italiana e la Russia. Era una calda sera di giugno.

Nel corso del processo i testimoni hanno raccontato che il poliziotto, complice qualche birra di troppo, avrebbe iniziato a prendersela con l’avventore. Le persone sentite in aula hanno di fatto confermato la versione data dall’imputato, che fin dall’inizio aveva detto di essere stato aggredito e di non aver mai colpito l’agente, ma di essersi limitato a spingerlo per allontanarlo lontano da sé.

Il medico legale, nel ricostruire le lesioni riportate dal poliziotto elvetico (oggi 66enne), ha anche sottolineato come l’agente sia stato vittima di una serie di circostanze particolarmente sfortunate. Una su tutte: nella lite all’uomo erano scivolate di mano le chiavi dell’auto, finite per terra. Quando è caduto ha picchiato la testa proprio sulle chiavi. A peggiorare le conseguenze della caduta, poi, avrebbe contribuito anche lo stato di alterazione.

Alla luce di quanto emerso in aula il giudice ha quindi dichiarato l’imputato non colpevole e lo ha assolto. Una sentenza alla quale erano presenti due colleghi della vittima e uno dei figli. Che alla fine non ha voluto commentare, limitandosi a far notare come «mio padre aveva la mandibola fratturata, mi sembra strano si sia provocato la lesione senza che nessuno lo colpisse con un pugno».

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