Ogni tanto qualche giornale prende l'iniziativa di informarci delle vergognose faccende che avvengono nel “grande carrozzone di mamma Rai”. L'ultima riguarda le laute retribuzioni ai partecipanti allo show televisivo del sabato sera «Ballando con le stelle». La consueta, ripetuta giustificazione è che per avere un'audience elevata e poter competere con la concorrenza delle Tv private occorre ingaggiare, per qualsiasi programma, personaggi famosi, preparati e graditi al pubblico, quindi occorre spendere molto. A me non interessa far concorrenza alle Tv private e non deve importare un bel niente neppure al Presidente della Rai, all'amm.re delegato, ai Consiglieri e quant'altri, giacchè l'apparato funziona con le entrate dei canoni che noi (non tutti) paghiamo annualmente. Non avviene che se un programma ha scarsa audience noi possiamo chiedere la restituzione di una parte del canone. Poniamo il caso che la Rai dovesse respingere le esose richieste dei vari big, cosa succederebbe ? Questi preferirebbero la concorrenza. Ma la concorrenza quanti ne potrebbe assorbire ? Ci sarebbe la saturazione dei big in quattro e quattr'otto. Signori amministratori, se avete presentato un bilancio di previsione per il 2010 con un segno rosso di 118 milioni d'euro, come vi sognate di elargire quasi un milione ad una persona, anche se si chiama Ron Moss, solo per vederlo ballare? Avete mai chiesto a noi utenti pagatori se approviamo le vostre scelte ed i vostri modi di gestire la Rai? Fate un sondaggio al riguardo. E spiegateci il perché di tanti sprechi, dovete giustificare il perché di un organico di circa 12.000 (dodicimila) persone di cui 1700 (millesettecento) giornalisti. Tutto questo con la complicità dei due principali partiti politici e la spartizione del potere sul “grande carrozzone”
Martino Pirone
A proposito di riforme, quella della Rai è sempre in agenda e mai prossima a realizzarsi. Ne si dovrebbe privatizzare almeno un canale, creare una rete (in chiaro: alla portata di tutti) di sole notizie, tagliare gl'immensi sprechi che ne aggravano i costi senz'incentivarne la produttività, liberare gl'italiani dal giogo del canone se le scelte aziendali obbediscono alla logica delle tivù commerciali, espropriare i partiti (tutti i partiti, non solo due) del potere che vi esercitano. Eccetera. Bisognerebbe cioè che accadesse l'impossibile. E non accadrà. La Rai continuerà a essere un'azienda i cui nodi non vengono al pettine. In compenso, seguiterà a scialare, distribuendo pettini ai calvi.
Max Lodi
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