Cronaca
Martedì 01 Dicembre 2020
Anonimato donatori organi
Mattarella scrive a Galbiati
Lettera del capo dello Stato al padre di Ricky, il giovane di Sirone morto nel 2017, impegnato in una battaglia civile
È giunta fino alla Presidenza della Repubblica, la toccante e strenua battaglia di papà Marco Galbiati, per eliminare l’obbligo dell’anonimato nella donazione degli organi.
La segreteria del Capo di Stato ha risposto ieri alla sua richiesta di udienza, promettendo di riceverlo a fine emergenza sanitaria ma, intanto, già manifestando grande apertura. Galbiati difende questa causa a spada tratta da quando ha perso il figlio 15enne Riccardo, a seguito di un malore sulle piste dell’Aprica, il 2 gennaio 2017. Ora, ecco l’atteso messaggio da parte della segreteria di Mattarella: «Nel partecipare la più sentita vicinanza nell’indicibile dolore per la morte di Ricky – scrive – il Capo dello Stato trasmetterà agli organi di Governo la sollecitazione a far incontrare e conoscere le famiglie dei donatori e di chi ha ricevuto gli organi».
È fatta. Commenta, Galbiati: «Un grande grazie al presidente Mattarella, per aver preso a cuore la mia battaglia, e al suo interessamento e coinvolgimento verso tutte le parti politiche». La Presidenza della Repubblica esprime, dal canto proprio, «il più vivo apprezzamento per l’impegno profuso attraverso l’associazione “Il tuo cuore, la mia stella”», fondata, appunto, in memoria di Riccardo; aggiunge, il Quirinale: «Grazie alla generosità della vostra famiglia, i reni, il fegato e le cornee di Riccardo sono stati donati e hanno consentito a quattro persone di vivere nuovamente». Lo scorso anno, già si era svolto alla Camera dei deputati l’incontro con papà Marco, per la modifica della legge sulla donazione degli organi, promosso dalla parlamentare Fabiola Bologna, con inoltre il presidente del Comitato nazionale di bioetica – Lorenzo D’Arvack - e la vice, Mariapia Garavaglia. Galbiati aveva presentato il libro – anch’esso, dal titolo “Il tuo cuore, la mia stella” - e, già allora, le posizioni erano parse possibiliste. Sia il Centro nazionale trapianti, sia il Comitato nazionale di bioetica avevano rivisto, così, le proprie posizioni iniziali, passando poi la palla alla politica. Galbiati aveva espresso, allora, l’auspicio che si procedesse «celermente». A sostegno delle sue tesi erano già scese peraltro in campo varie personalità e figure rappresentative, tra cui lo statunitense Nicholas Green, il cui figlioletto morì in Italia e donò a propria volta, e senza anonimato.
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