Cronaca / Como città
Sabato 31 Dicembre 2022
Aumento delle pensioni minime, sono 2.700 i comaschi coinvolti
Previdenza Il provvedimento del Governo riguarda il 4% dei pensionati, vale a dire gli over 75 che percepiscono la minima - Critiche dalla Cgil («Misura minimale»), mentre per la Cisl è «una norma positiva»
Confermato nella Legge di bilancio l’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro previsto per il solo 2023 e riservato agli over 75 anni.
Si stima che a Como e provincia potranno usufruire della misura oltre 5mila persone, il 4% circa dei pensionati comaschi.
Nella fascia di età sopra i 75 anni, secondi i dati Inps relativi al 2021, ci sono 2.700 persone che ricevono ogni mese un massimo di 500 euro di pensione, incluse quelle derivanti da somma di pensioni o da cumulo con invalidità, e hanno un reddito medio annuo di 4.496 euro. Sono invece quasi 6mila i pensionati che ricevono tra i 500 e i 750 euro mensili, inclusi quelli da pensioni di cumulo, per un reddito medio annuo di 7.500 euro. Si è stimato che il 40% di loro sia sotto la soglia dei 600 euro.
«Il Governo usa i contributi per finanziare la flat tax»
Si tratta quindi del 4% dei pensionati comaschi a beneficiare della nuova misura della Manovra per il 2023. Secondo i dati Inps del 2021 sono infatti 127.700 i pensionati complessivi in provincia di Como per un reddito medio annuo di quasi 20mila euro. «Si tratta di una misura minimale – interviene Marinella Magnoni, segretaria dello Spi Cgil di Como –, di una piccola ridistribuzione di risorse che invece si prelevano altrove sottraendole al reddito di cittadinanza e favorendo una amnistia fiscale». Non solo l’intervento per innalzare le pensioni minime non sarebbe sufficiente ma, secondo i sindacati, si tratta di una misura male indirizzata, a scapito di una visione più organica ed equa dell’equilibrio tra contributi, pensioni e risorse disponibili.
In questo è il senso della manifestazione nazionale dei pensionati di metà dicembre indetta per protestare contro la Manovra che il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti ha definito «classista perché favorisce il lavoro autonomo e l’evasione fiscale. Il Governo usa i contributi versati dagli ex lavoratori per finanziare la flat tax fino a 85mila euro agli autonomi e per aumentare le pensioni minime a chi non ha versato i contributi. Il taglio alla rivalutazione riguarda le pensioni degli operai siderurgici e metalmeccanici, dei ferrovieri e dei dipendenti pubblici: lavoratori che hanno di media oltre 40 anni di contributi».
La norma è ad oggi limitata al solo anno 2023
Rosa Perego, della segreteria Fnp Cisl dei Laghi aggiunge: «Si tratta di un provvedimento provvisorio e limitato agli over 75. Una norma che riteniamo positiva perché innalza il valore delle pensioni in proporzione al rincaro dei costi per inflazione e per far fronte al caro bollette. È da rivedere la possibilità di dare continuità alla misura e di stabilizzarla nel tempo».
La norma infatti è limitata, ad oggi, al solo 2023 proprio perché è indirizzata a mitigare l’impatto che il costo della vita nei prossimi mesi avrà sui redditi più bassi, in attesa di misure più strutturate che possano prevedere un adeguamento all’innalzamento dei prezzi per un più ampio numero di persone con reddito fisso, pensionati e dipendenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA