Batoste nei Giovanissimi
C’è chi perde 33-0

Calcio giovanile- Monguzzo travolto: «I ragazzi accettano le sconfitte». Il Bulgaro vincente: «Ma i più delusi sono i genitori»

Cosa deve pensare un ragazzino di 13 anni che perde 33-0? E ancora, è “educativo”, per chi vince e per chi perde, un divario del genere? Domande che, quest’anno con grande frequenza, si stanno ponendo gli addetti ai lavori nel leggere i risultati del campionato Giovanissimi Provinciali.

Ma il caso vero è nei sei gironi, tre di Fascia A e altrettanti di Fascia B, del campionato Giovanissimi, dove si sta assistendo a un incremento di risultati clamorosi: uno 0-33 tra Monguzzo e Arcellasco, uno 0-25 tra San Michele Cantù e Bulgaro, uno 0-19 tra Guanzatese e Mariano. Risultati che gli anni scorsi erano poco più che un’eccezione, quest’anno sono la regola. Le medie-gol subìte da Cavallasca, Monguzzo, San Michele e Virtus Cermenate demoralizzerebbero un gladiatore.

Il San Michele Cantù, alla prima esperienza in Figc dopo una vita passata nel Csi, è la più perforata della categoria: 104 reti subìte in sei giornate solo 2 le reti segnate nel girone C. Ma mister Aldo Marra è fiducioso: «A me interessa l’impegno dei ragazzi, che non manca mai. Affrontiamo squadre con 2003, io ho praticamente solo 2004 e 2005, e a questa età la differenza è clamorosa». Ma i giocatori come reagiscono dopo sconfitte così pesanti? «Mi dicono “mister è sempre così…”. Ma non ne ho perso nemmeno uno, sono partiti in venti e sono ancora venti. Confidiamo nella fase primaverile, quando i valori si livelleranno».

Davide Ramella allena il Monguzzo, 93 gol subìti in cinque partite nel girone B: «Sapevamo a cosa saremmo andati incontro: sto cercando di insegnare le basi del gioco a 11 e migliorare il nostro livello. I ragazzi accettano le sconfitte con filosofia, vedo in loro grande voglia e, nonostante i risultati, noto miglioramenti costanti». Ma è anche utile con le batoste? «Per noi è utilissimo giocare contro squadre forti, non so quanto sia allenante per le loro…».

«Tante squadre in emergenza»

E chi vince 25-0 cosa ne pensa? Andrea Bianco, direttore tecnico del Bulgaro, ammette gli squilibri: «Sono evidenti nella fase autunnale: in dieci partite ti giochi la qualificazione ai regionali. In più, le squadre già forti si sono rafforzate con i giocatori bravi di quelle società che hanno deciso di non fare la categoria, come l’Accademia Como». Bianco però se la prende anche con i “colleghi” di altre società: «Un anno fa rinunciai a fare una squadra perché eravamo in undici contati. Inoltre c’è poca collaborazione: ci si potrebbe dare una mano scambiandoci giocatori, invece si iscrivono troppe squadre miste poco competitive. Però noto un’altra cosa: che spesso, più che i ragazzi, sono i genitori a essere delusi…».

I commenti degli esperti della Figc

Diego Trombello, responsabile tecnico del settore giovanile e scolastico per il Comitato Regionale Lombardia: «Il problema vero però è che i ragazzi non fanno attività fisica al di là dell’allenamento settimanale e quando si confrontano contro ragazzi con un bagaglio differente, arrivano i 20-0. Il problema, inoltre, non è solo dei ragazzi ma anche degli adulti, che enfatizzano il dato». Però la situazione di difficoltà, sulla carta, è solo temporanea: «Le differenze si appianano al termine della “fase autunnale”, che serve a fare selezione per mandare le migliori nei campionati regionali che si svolgeranno nella seconda parte di stagione. Via le più forti, i risultati cambieranno».

Proposte per arginare da subito questo dislivello? «I gironi vengono organizzati sulla base della vicinanza, io credo che si potrebbe riorganizzare l’attività con un’autovalutazione: le società potrebbero dichiarare, all’iscrizione, il livello della rosa, per creare gironi più omogenei. Vorrebbe dire anche responsabilizzare le società e farle prendere coscienza del loro potenziale».

Il presidente della delegazione provinciale Figc-Lnd,Donato Finelli, alza le braccia: «Noi non possiamo conoscere il valore delle rose, né possiamo vietare a qualcuno di partecipare. Il problema imbarazza anche le squadre forti: come comportarsi quando in campo c’è tutto questo squilibrio».

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