Battocchio e la Libertas
«Senza Covid da playoff»

«La cosa più difficile è stata passare dal giocarsi un piazzamento che conta al giocarsi una salvezza che, a gennaio, tutti davano come chimera»

Matteo Battocchio, il suo, nei suoi primi due anni a Cantù qualcosa di importante l’ha fatto. I playoff lo scorso anno e la salvezza appena raggiunta dicono molto di un tecnico che, ancorché le condizioni ambientali non siano sempre state favorevoli, ha provato a ottenere il massimo da sé e dai suoi giocatori. Una stagione in altalena, prima le grandi ambizioni, poi il Covid che ha cambiato le carte in tavola. E il campionato non ha più avuto gli stessi obiettivi. Ma la salvezza è stata un grande risultato.

Qual è stata la cosa più difficile?

La cosa più difficile è stata accettare di passare dal giocarsi un piazzamento che conta al giocarsi una salvezza che, a gennaio, tutti davano come chimera.

Come, nello specifico è successo a a fine campionato.

Esattamente come negli ultimi dieci giorni il grosso lavoro è stato sull’accettazione che i playoff, ai quali tutti credevamo, erano ormai andati e c’era da vincere ancora una gara, evitando i cali di tensione e di adrenalina che sono anche fisiologici.

Un anno duro.

Abbiamo fatto 219 allenamenti con la palla (rifiniture escluse) e in sole 11 occasioni c’è stata tutta la rosa disponibile. Non credo serva altro per esprimere le difficoltà tecniche.

Non solo.

Dal lato logistico è andata anche peggio perché giravamo un po’ tutta la provincia, senza una casa, e su terreni molto duri che hanno messo a repentaglio il risultato finale, con problemi alle ginocchia e agli adduttori che sono esplosi alla fine non per caso.

La preparazione, quella sì, ha avuto un peso decisivo. Peccato, però, per quel periodo a cavallo tra 2021 e 2022 che, purtroppo, ha cambiato in modo irreversibile il proseguo del campionato.

Senza dubbio un periodo pieno di difficoltà dove abbiamo dovuto gestire le energie.

Nel mezzo, tanti infortuni a rovinare i piani e l’addio, a inizio anno, dell’ex palleggiatore Manuel Coscione.

L’assenza di Dario Monguzzi prima e l’infortunio di Luca Butti nella prima giornata di campionato mi hanno fatto arrabbiare, è stata una brutta notizia, mi è venuta ancora più voglia di spaccare il mondo.

Ma quanto valeva la quadra davvero?

Credo che senza le questioni Covid che hanno portato allo stravolgimento di classifica e di squadra, saremmo arrivati dentro le prime quattro, avremmo lottato senza problemi per la seconda o terza piazza.

Tanti problemi, insomma; numerose soluzioni, pure. In campo ci sono andati quasi tutti, a dimostrazione di una rosa che ha partecipato con intensità alle vicende della squadra, diventandone il vero punto forte.

Sono molto orgoglioso della crescita fatta da alcuni giocatori, che sono esplosi in maniera importante o si sono riconfermati su livelli assoluti.

Il lavoro nell’ombra.

Sono molto orgoglioso, al limite dell’ossessione, per chi ha saputo fare il lavoro sporco, per chi si è dato disponibile a sacrificarsi per la squadra e ha lavorato dietro le quinte, salvandoci partite che si erano messe male senza mai apparire agli occhi dei più come “Man of the match”, quando invece è proprio grazie a questo sacrificio che i compagni si sono potuti esprimere su determinati livelli. Come diceva Ligabue, “una vita da mediano”.

Pur non facendone espressamente i nomi, Battocchio non nasconde di aver allenato ragazzi ormai pronti per il grande salto tra i grandi del volley nazionale.

Sono convinto che tre o quattro giocatori di questa squadra avranno richieste da Superlega; questo è un motivo di orgoglio.

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