Vivere Bene
Mercoledì 02 Giugno 2010
Belfast, città dei giovani e della rinascita
dopo gli anni di sangue dei Troubles
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«Lo spirito di questa città è cambiato. Prima, quando c'erano i Troubles (i disordini, gli attentati, lo stato di guerra civile), era una città morta: non si usciva la sera, dopo le sei non circolava anima viva. Solo soldati per strada – racconta Liz, la nostra guida irlandese -. La gente aveva paura. Lavoravano pochissimi ristoranti e poche caffetterie. Ci si sentiva tagliati fuori. Era dura avere fiducia, coltivare speranze. Erano tutti più poveri. Ora si respira la libertà. Tutto si è rimesso in moto». La recessione colpisce anche a Belfast «ma lo sviluppo procede».
La pace di dodici anni fa - rafforzata dalla stretta di mano e dall'insediamento alla Parliament House di Stormont (a 8 chilometri dal centro) del reverendo Ian Paisley, leader protestante del Partito democratico unionista (Dup), e di Martin McGuinness, deputato cattolico del Sinn Féin, rispettivamente come primo ministro e vice primo ministro, l'8 maggio 2007 – ha spalancato le porte ai fondi europei e a copiosi investimenti. Ha portato l'agognato benessere. Ce ne accorgiamo dalla voglia di divertirsi durante il tour dei pub, prima e dopo cena. Lo vediamo nella costruzione del modernissimo Titanic Quarter, nell'imponenza dei centri commerciali. E nelle vie dei murales a ridosso della Peace Line (il muro che divideva la comunità cattolica da quella protestante) si può circolare, e fotografare, senza pericolo.
Dalle bombe alle “bambole”
Che indugi sulla soglia o entri a bere una birra, è difficile non attaccar bottone con gli irlandesi che vanno al pub. Anzi, con le irlandesi. Perché qui all'happy hour e dopo il tramonto è un brulicare di ragazze e giovani donne. Sorridenti, spiritose. Qualcuna che ha bevuto una pinta di troppo magari un po' caciarona. Molte, moltissime carine. Con uno spiccato senso della femminilità: tacchi alti, top e abitini succinti, nasini perfetti e pettinature alla moda, ti sventolano in faccia la bella stagione. E ti vien voglia di tuffarti in quel fiume in piena. Poi torni in albergo che hai il torcicollo.
Ma non fatevi abbagliare dal riflesso frivolo della loro voglia di vivere. Provate a immaginare che sui loro destini si sia posata la farfalla che vola sul volto raggiante di Annette McGavigan, raffigurata nel murales “The Death of Innocence” che a Derry (la città della Domenica di sangue cantata dagli U2 in “Sunday Bloody Sunday”) rende omaggio alla studentessa quattordicenne uccisa in uno scontro a fuoco tra l'Ira e l'esercito inglese il 6 settembre 1971. Quella farfalla rappresenta la rinascita. La loro gioia è quella che Annette non ha potuto vivere negli anni dei Troubles. Come ogni fenomeno di reazione è amplificata. Ma l'innocenza, quella sì, è perduta. Non solo a Belfast, in tutto l'Occidente.
Pub storici e cucina prelibata
Intanto, tra pub, bar e locande del centro camminiamo nella storia: Crown Liquor Saloon, in Great Victoria Street, XIX secolo, vittoriano, con i campanelli che permettevano ai clienti di ordinare senza alzarsi; Bittles Bar, all'angolo di Victoria Street, stessa epoca, già frequentato da James Joyce, Oscar Wilde, George Bernard Shaw e poi da Van Morrison e dal mitico calciatore George Best, cui è intitolato l'aeroporto di Belfast; Morning Star, in Pottinger's Entry (1810), fu ristoro dei marinai e posta per il cambio dei cavalli (vicino, guarda caso, oggi c'è una sala corse e i clienti più assidui del locale sono gli scommettitori); White's Tavern, il più antico (1630), in Wine Cellar Entry, dove suonano folk dal vivo; Kelly's Cellars (1720), in Bank Street, pieno di cimeli, ti accoglie con la scritta in gaelico «Céad míle fáite», centomila benvenuti; Mc'Hugh's, in Queen's Square; John Hewitt (intitolato all'omonimo poeta, 1907-1987: a Belfast diversi locali portano il nome di letterati, artisti e musicisti), in Donegall Street, dove mangiamo, facendo così onore a quello che è stato eletto miglior gastropub del 2010.
Piccola, dovuta parentesi, sulla cucina irlandese: squisita, ci hanno trattato da re (addirittura da James Street South, nell'omoniva via, ci hanno servito le prelibatezze di Niall McKenna, lo chef già chiamato a corte da Carlo d'Inghilterra e Camilla Parker Bowles). Zuppe di pesce, di verdura o di cereali. Salmone, nasello, rombo e altro pescato. Cozze e ostriche (a Hillsborough ci fanno pure un festival). Filetto, agnello, anatra, coniglio, vellutati puré di patate. Pane di cereali e la bap, la pagnotta soffice di Belfast. Ma anche le scones, focaccine da imburrare, e una buona varietà di formaggi.
Il Titanic, una leggenda che non affonda mai
I grandi centri dello shopping sono la prova tangibile dell'accresciuta capacità di spesa del popolo irlandese. Castle Court Centre, in Royal Ave, e Victoria Square, tra Ann Street e Chichester Street, rappresentano i pesi massimi. Ma c'è di tutto, ovviamente anche music store (e ci mancherebbe nella patria della musica). Ci permettiamo di segnalare alle gentili e spendaccione signore Avoca, in Arthur Street, grande boutique di accessori femminili, gioielleria e prodotti tessili, dagli abiti a ciò che serve per la casa: tutto rigorosamente e orgogliosamente made in Ireland, fra tradizione e tendenza.
Ma è giù, vicino ai cantieri navali Harland & Wolff di East Belfast con le loro due gigantesche gru gialle chiamate Sansone e Golia, che sta sorgendo la città del futuro, quel Titanic Quarter, su Queen's Island, dedicato alla nave più conosciuta della storia e più celebrata dalla letteratura e dal cinema, fabbricata in questo porto tra il 1909 e il 1912 e affondata nel viaggio inaugurale a causa della collisione con un iceberg. «Eppure - continuano a sostenere gli irlandesi – quando salpò da Belfast era tutto in ordine. Non è colpa nostra se chi era al timone (un inglese, il capitano Edward J. Smith) l'ha portata al disastro».
Oggi le gru all'opera sono quelle che stanno costruendo il nuovo quartiere: si parla di un investimento da sette miliardi di sterline e di quindici anni di lavori per nuovi edifici nell'area portuale che era rimasta abbandonata. Nel 2012 dovrà essere pronto il museo del Titanic, a forma di transatlantico, per festeggiare degnamente il centenario di un mito che continua a generare lavoro e intrattenimento: il colosso del mare, frutto della più avanzata tecnologia dell'epoca, colò a picco ma la sua leggenda naviga ancora a 25 nodi. Un po' in battello, lungo il River Lagan, un po' a piedi abbiamo visitato il bacino di carenaggio del Titanic. Nelle vicinanze gli uffici dove fu progettato.
Le vie dei murales che ricordano i Troubles
L'attrazione più richiesta dai turisti che arrivano a Belfast è comprensibilmente quella dei murales della guerra civile tra cattolici e protestanti. Un libro di storia illustrato e aperto al di qua della Peace Line, lungo le cattoliche Divis Street e Falls Road, e al di là, lungo le protestanti Cupar Way e Shankill Road, fin oltre il River Lagan in Newtownards Road.
Bellissimi in Divis Street i dipinti repubblicani che sul Solidarity Wall esprimono solidarietà nei confronti dei popoli palestinese, basco e curdo. In Falls Road ci guarda il viso sorridente di Bobby Sands, attivista dell'Ira e scrittore morto nel 1981 in seguito allo sciopero della fame nella prigione di Long Kesh, chiamata Maze, vicino a Lisburn.
Sull'altro fronte, in Shankill Road, l'Union Jack la fa da padrona. In tutto il quartiere immagini della regina Elisabetta, ma i lealisti ricordano anche il condottiero Oliver Cromwell (1599-1658) e Guglielmo III d'Orange, vincitore della battaglia sulle rive del fiume Boyne, l'1 luglio 1690: un successo strategico che assicurò all'Inghilterra il pieno dominio sull'Irlanda. E si può capire quanto affondino nei secoli rivalità e odio tra i due popoli. In Newtownards Road, secondo il taglio più aggressivo e militaresco dei murales protestanti, volti incappucciati, mitra e la mano rossa, simbolo ricorrente degli Ulster Freedom Fighters (Uff).
E molto altro da vedere
Belfast mostra anche altre facce della sua storia. Non ci soffermiamo ma suggeriamo: Cathedral Quarter, con St Anne's Cathedral in romanico irlandese (terminata solo nel 1981); St George's Market; Queen's University; Botanic Gardens; Ulster Museum; Belfast Castle; Belfast Zoo.
Andrea Benigni
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Belfast, una città rinata