Berlusconi: "Cambio Paese
se escono le mie telefonate"

Berlusconi detta l'agenda del governo: prima si affronta la riforma federalista, poi quella delle giustizia e la legge sulle intercettazioni. Il premier minaccia di abbandionare l'Italia se dovessero uscire i suoi colloqui. Poi annuncia: dialogo solo se Veltroni rompe con Di Pietro

"Se venissero intercettate mie telefonate di un certo tipo, me ne vado in un altro Paese".
Berlusconi a ruota libera con i giornalisti. E torna sulle riforme che vuole fare all'inizio del nuovo anno. A partire da quella sulla giustizia e soprattutto al varo di una legge sulle intercettazioni. 
Al riguardo il premier ha aggiunto che la Lega è d'accordo, dopo un colloquio tra Maroni e Bossi,nell'escludere i reati legati alla pubblica amministrazione.
Sempre parlando di ascolti telefonici, Berlusconi ha ribadito: "Io continuo a parlare normalmente al telefono, perchè se venissero intercettate mie telefonate di un certo tipo, me ne vado in un altro Paese. Non accetterei di vivere in un Paese in cui non è rispettata la privacy, che è il primo diritto", ha spiegato il premier.
Tornando alla riforme, Berlusconi ha insistito sul fatto che per riuscire a dialogare, "è necessario che il Pd divorzi dall'Idv", perchè "Di Pietro è irrecuperabile, è il giustizialismo fatto persona, lo dice tutta la sua storia".
Ma su questa possibilità, Berlusconi ha aggiunto di "essere pessimista".
In ogni caso Silvio Berlusconi ha chiarito l'agenda del governo, distendendo i rapporti con gli alleati, Carroccio in primis: l'anno deve iniziare e perchè inizi bene "c'è il federalismo da fare" e solo dopo "la giustizia", le "tante altre riforme" che servono al Paese.
Giustizia e intercettazioni quindi verranno dopo, e non saranno il primo provvedimento come lo stesso premier aveva annunciato due giorni fa.
Berlusconi ha anche ribadito che l'obiettivo della maggioranza è riformare la Costituzione "con il consenso di tutte le forze politiche": l'ipotesi di cambiarla a maggioranza potrà verificarsi "solo se costretti da un comportamento irragionevole" dell'opposizione.
In ogni caso il premier non si mostra preoccupato per i referendum confermativi: "Le riforme saranno su temi largamente condivisibili dall'opinione pubblica, e se si andasse ai referendum non credo avrebbero esito negativo" ha spiegato.
Berlusconi ha assicurato che "non si tocca la prima parte della Costituzione, non si toccano i valori. Poi sul Csm bisognerà cambiarla...".

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