Anche se il freddo vero non è ancora arrivato, sono già molti i bambini alle prese con nasini che colano, brividi e tosse. In una parola con l'influenza, una malattia nella maggior parte dei casi benigna ma molto contagiosa. Come fare allora per prevenirla e limitare il contagio? Il vaccino serve e soprattutto quali effetti collaterali può avere? E qual è la cura migliore? Per rispondere a queste ed altre domande abbiamo intervistato il professor Angelo Colombo, responsabile della Area Materno Infantile del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro.
Professor Colombo, partiamo dal vaccino, di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane. Le mamme possono stare tranquille? È un farmaco sicuro?
«Come tutti i farmaci anche i vaccini possono dare effetti collaterali, anche se è importante sottolineare che hanno un alto profilo di sicurezza e sono sottoposti a severi controlli, come hanno dimostrato anche i recenti fatti di cronaca. Rispetto a una volta, inoltre, sono meglio tollerati poiché realizzati in modo diverso e cioè non con il virus intero inattivato, ma con frammenti di virus (split o sub unità) grazie ai quali i rischi di complicanze sono ancora minori».
Quali sono i più frequenti gli effetti collaterali?
«In alcuni casi si possono manifestare gonfiore, rossore, a volte dolore nella zona dell'iniezione. Si tratta comunque in genere di reazioni locali che si risolvono nel giro di 48 ore. Le reazioni allergiche invece sono rarissime. Per prevenirle è opportuna, se un bambino ha avuto in passato manifestazioni allergiche importanti (come shock anafilattico), una valutazione specialistica per una migliore definizione del rischio».
Ma la vaccinazione è consigliabile a tutti i bambini?
«Secondo le linea guida della Società Italiana di Pediatria la vaccinazione è raccomandata ai bambini appartenenti alle categorie a rischio (con patologie croniche respiratorie, malattie dell'apparato cardiovascolare, del sangue, diabete, insufficienza renale cronica etc). Questo non significa che ci siano controindicazioni ad effettuarla agli altri, solo che in tali casi non viene offerta gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. Nei bambini, anche sani, il vaccino resta la forma di prevenzione più efficace. Solo per quelli di età inferiore ai sei mesi è sconsigliato».
Ma deve essere ripetuto ogni anno?
«La particolarità del vaccino anti-influenzale, rispetto ad esempio a quello del morbillo che dà un'immunità a vita, è che per essere protetti deve essere somministrato ogni anno, poiché il virus è in grado di modificarsi da una stagione influenzale all'altra».
E come si somministra?
«Con un'iniezione intramuscolare (nella coscia per i più piccoli, nel braccio per i più grandi). Sotto i dieci anni, se lo si fa per la prima volta, sono necessarie due dosi a distanza di quattro settimane l'una dall'altra. Se invece il bambino è già stato vaccinato in passato è sufficiente una dose. Al di sopra dei 10 anni invece la dose è sempre unica, come per gli adulti».
Oltre al vaccino cosa si può fare per prevenire il contagio?
«Premesso che il virus si trasmette da una persona all'altra con minuscole goccioline di saliva, l'ideale sarebbe rispettare alcune semplice regole igieniche come coprirsi il naso quando si starnutisce e la bocca quando si tossisce, lavarsi bene le mani etc. Attenzioni che però per i più piccoli non sono facili da seguire. Nei bimbi in età da asilo, poi, oltre alle goccioline aeree si aggiungono altri veicoli di contagio, come lo scambio di ciucci, giocattoli, sciarpine infettate dopo essere state portate alla bocca».
Dalla prevenzione alla cura. Cosa fare se il bambino si è ammalato?
«La prima regola è stare a riposo in casa al caldo, fin dai primi sintomi, cioè ancora prima che esploda un malessere generalizzato, febbre alta, tosse secca e mal di gola, raffreddore. Importante poi è privilegiare un'alimentazione ricca di liquidi, per reintegrare quelli persi a causa della febbre, e di frutta (la "classica" spremuta d'arancia non dovrebbe mai mancare) e verdura che aiutano a rinforzare le difese immunitarie oltre a fornire zuccheri pronti all'uso necessari per compensare l'inappetenza che spesso si accompagna all'influenza. Solo se la febbre è molto alta o causa malessere può essere utile ricorrere a farmaci per abbassarla, come il paracetamolo (è sconsigliabile invece l'utilizzo dell'aspirina). Importante infine è dare al bambino il tempo di riprendersi bene e di avere una buona convalescenza, in modo da prevenire eventuali ricadute. Non bisogna avere fretta di rimandarlo a scuola o all'asilo, ma aspettare che non abbia più febbre da almeno due giorni, mangi bene, abbia voglia di giocare, insomma che stia davvero bene».
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