Cultura e Spettacoli / Cantù - Mariano
Venerdì 10 Febbraio 2023
Brilla d’audacia la favola degli Spurs. Quando le leggende vanno a canestro
Pagine di sport Domani ad Alzate Brianza Davide Da Fidel protagonista dello spettacolo da lui stesso scritto sul team americano di Nba. Filosofia vincente: «Conta l’amalgama del gruppo e il rapporto del coach Pop con i singoli atleti»
«Quando nulla sembra aiutare, torno indietro e guardo lo scalpellino che martella la sua roccia forse un centinaio di volte senza che si mostri nemmeno una crepa. Eppure al centunesimo colpo si spaccherà in due, e so che non è stato quel colpo a essere decisivo, ma tutti quelli dati in precedenza». Questa frase di Jacob Riis è il motto che campeggia nello spogliatoio dei San Antonio Spurs in Texas. Sul parquet a far stridere le suole delle scarpe, Emanuel Ginóbili, Tim Duncan e Tony Parker, in panchina coach Gregg Popovich. Siamo nel 2014 l’anno in cui gli Spurs si infilarono l’anello al dito, i migliori del campionato di basket più importante del mondo. Una cavalcata verso il successo che è uscita dalle colonne della cronaca per entrare d’ufficio in quelle della leggenda. Perché questa storia è così affascinante? Lo racconta in “La favola degli Spurs del 2014” lo scrittore di Mariano Comense Davide Da Fidel, domani alle 19.30 al Bar Galetti (via IV Novembre 10 Alzate Brianza – ingresso libero). «Chiunque studi la leadership a livello sportivo e non, prima o poi troverà questo personaggio: Gregg Popovich, coach Pop. “La favola degli Spurs” è la storia dell’ultimo titolo vinto da una squadra Nba non appariscente a prima vista, fatta di difesa durissima e attacco ragionato - spiega Davide Da Fidel - Niente “spacconate” o schiacciate inutilmente muscolari, niente show fuori dal campo di giocatori in cerca di fama. Alla corte di coach Pop conta l’amalgama del gruppo e il suo rapporto con i singoli atleti».
Rinascere dalle ceneri
Un gruppo di cestisti, tra i quali anche Marco Belinelli, capaci di mettere da parte il proprio ego per porsi al servizio di qualcosa di più grande dei singoli: The beautiful game. «Già vincitori di 4 titoli fino al 2007, solo nel 2013 gli Spurs tornano in finale, sono passati sette anni e molti giocatori sono cambiati. Nonostante l’età si muovono ancora bene, ma perdono una serie che era in mano loro, facendosi rimontare e battere dai blasonati Miami Heat di LeBron James. Coach Pop non ci sta e nel 2014 torna con il fuoco. I suoi giocatori lo descrivono proprio così: “He’s got the Fire”. Nell’anno del riscatto Pop trasmette ai giovani la sicurezza dei loro mezzi, dando molta fiducia ai suoi veterani e infondendo loro una cattiveria agonistica che appartiene già all’epica dello sport. Gli Spurs rinascono dalle ceneri del 2013 per vincere, picconando la pietra ogni allenamento e dominando, con il Bel gioco, le Finals del 2014, sempre contro i Miami Heat».
Osservati dall’alto dell’AT&T Center di San Antonio, gli Spurs quella sera si muovono come fossero un’entità unica, gli schemi sono perfetti, la palla passa veloce di mano in mano, un flipper, i Miami Heat li conoscono a memoria quegli schemi, ma non ci arrivano comunque a intercettarla quella maledetta palla, perché non è più una sfera a spicchi, è il centunesimo colpo dello scalpellino, imprendibile.
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