Bufera su Cesare Battisti
Il Brasile nega l'estradizione

Scoppia il caso Cesare Battisti, il terrorista accusato di quattro omicidi e rifugiato in Brasile non sarà estradato. Il governo brasiliano, infatti, si rifiuta di concedere l'estradizione a favore dell'Italia. E nel nostro Paese scoppia la polemica. LA STORIA DI CESARE BATTISTI

Nuova bufera internazionale. Cesare Battisti in Italia corre il rischio di essere perseguitato. Per questo il Brasile gli ha concesso ieri sera (in Italia erano le prime ore del mattino) l'asilo politico, con una decisione che blocca per ora la richiesta di estradizione italiana per l'ex terrorista e che è destinata a suscitare polemiche. Il comunicato viene dritta dall'ufficio del ministro della Giustizia Tarso Genro, a cui Battisti aveva fatto appello dopo una prima bocciatura della sua richiesta di asilo. In teoria la decisione potrebbe essere ancora ribaltata dalla Corte Suprema che dovrebbe pronunciarsi entro febbraio sull'estradizione.

L'indicazione del governo del PT del presidente Lula (Partito dei Lavoratori) è però nettissima. Il comunicato del ministro cita lo Statuto dei Rifugiati che prevede come motivo di concessione dell'asilo il «fondato timore di persecuzioni per motivi di razza o di opinioni politiche». Secondo Tarso, la sentenza italiana riconosce questa connotazione politica poiché cita il reato di associazione sovversiva «con la finalità di sovvertire il sistema economico e sociale del paese». Battisti, ex leader dei Pac (Proletari armati per il comunismo) fu condannato in contumacia a due ergastoli per due omicidi (la giustizia italiana lo accusa anche di altri due, citati nella richiesta di estradizione).

Il 54enne, autore di diversi romanzi, scappato dalla Francia dove visse protetto dalla «dottrina Mitterand» fin quando il presidente Chirac non revocò la protezione di Parigi, è stato catturato sul lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro il 18 marzo del 2007. Da allora è in un carcere federale a Brasilia in attesa di estradizione e la stampa italiana aveva già riportato nei giorni scorsi la probabilità di un «no» del governo di Brasilia.

Finora invece il percorso legale di Battisti in Brasile aveva incassato solo sconfitte da parte della giustizia e degli organi preposti. Il 2 aprile il Procuratore Generale della Repubblica dava parere positivo all'estradizione sottolineando che i reati per cui Battisti è condannato in Italia non sono di natura politica (gli omicidi avvennero durante azioni di rapina). I legali dell'ex appartenente ai Pac hanno allora fatto richiesta di asilo politico: e il Conare, l'organo preposto alla decisione, il 28 novembre scorso l'ha rigettata perché il «pericolo di persecuzione in Italia, o di essere ucciso» sollevato da Battisti nella richiesta, secondo il Comitato «non trova fondamento».

Il cittadino straniero può allora fare ricorso direttamente al Ministro della Giustizia. E Battisti qui, rivolgendosi al governo socialista, ha avuto successo.

La tendenza del Brasile è in verità di non concedere estrazione per reati politici. Esistono precedenti recenti in cui il Brasile ha negato all'Italia l'estradizione per imputati legati alla stagione del terrorismo: i casi di Pietro Mancini, Achille Lollo e Luciano Pessina i quali, come vuole la legge brasiliana, una volta che la richiesta è stata negata, possono vivere liberamente sul territorio brasiliano. E il comunicato del Ministero di ieri ricorda che negli anni del terrorismo, l'Italia varò «leggi straordinarie».

«L'estradizione in Italia metterebbe la mia vita in pericolo» affermava Battisti pochi giorni fa un'intervista al settimanale Epoca realizzata dalla prigione. «Sono sicuro che se vado in Italia, sarei assassinato». E proseguiva, «Spero che il ministro Genro, che ha sofferto la repressione politica quando era militante (sotto la dittatura, ndr) non accetterà le argomentazioni del governo italiano che ricorre a tutti i sotterfugi per falsificare il carattere politico del processo contro di me». L'ex componente dei Pac ha ricordato di soffrire di una grave epatite B, di ulcere gastriche, di problemi di glicemia e di insonnia.

La prima reazione italiana questa mattina è giunta dal presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che invita il governo ad assumere «immediate iniziative» per una «decisione vergognosa e inaccettabile»: «Sconcerta e addolora che le autorità brasiliane considerino il terrorista assassino Battisti un rifugiato ... sottraendolo cosi ad una giusta condanna dalla quale fugge da un tempo immemorabile».

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Eco di Bergamo Cesare Battisti