Cantù, Sodini si racconta
«Sono uno insopportabile»

A tutto campo il nuovo capo allenatore della Pallacanestro Cantù

Qual è la sua estrazione cestistica, coach Marco Sodini?

«Familiare, perché mio papà è stato uno dei maggiori giocatori viareggini di ogni tempo. A inizio Anni ’70 era nella seconda serie nazionale e per l’intero girone d’andata è stato il miglior realizzatore di tutta la lega».

Ha accennato a suo padre e allora le chiediamo della famiglia.

«Babbo Claudio è stato professore ordinario di Matematica finanziaria all’Università di Pisa nonché presidente della Fondazione Carnevale di Viareggio, mentre mamma Angela è laureata in Economia e Commercio e ha insegnato per 40 anni ragioniera in un istituto tecnico viareggino. E poi c’è mia sorella Claudia che viaggia a quota due lauree»

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Stato civile ed eventuali trascorsi...

«Sono fidanzato. Felicemente fidanzato. I trascorsi? Sono una persona tranquilla...».

Come vedeva Cantù prima di entrarne a far parte e come la vede ora che ci è dentro?

«Cantù era una forma di chimera rispetto alla pallacanestro. Non mi sono mai posto l’obiettivo di arrivare un giorno a Cantù. Così come non me l’ero posto neppure di andare a Bologna e a Milano come invece accaduto. Sono nato innamorato del basket di Antonello Riva e mio padre di quello di Carlo Recalcati. Era qualcosa che non riuscivo a mettere in una stessa frase accostare il mio nome a quello di poter essere un giorno un allenatore della Pallacanestro Cantù».

Il suo difetto peggiore?

«Sono totalmente insopportabile. Non smetto mai di parlare e ho sempre ragione io».

L’intervista integrale in esclusiva sulla Provincia di martedì 10 ottobre

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