Nel percorso non violento immaginato dal Mahatma Gandhi per il perseguimento del proprio sogno visionario, le tappe erano così scandite «prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci».
Nella campagna del quotidiano La Provincia di Como, nella sua veste migliore di attore sociale del territorio, attivatosi per restituire il lungolago alla città, tutte queste tappe sono state raggiunte e superate.
Allo stato attuale dei fatti, almeno per me, la città ha già vinto; ha vinto la gente di Como, ha vinto il senso civico fortemente radicato in ognuno di noi. L’orgoglio e l’appartenenza, manifestati senza steccati, senza divisioni, senza fazioni sono espressione di valori che danno la carica, un risultato che merita di non rimanere inascoltato perchè unico nel suo genere.
Nella nostra meravigliosa Como, la città dalle grandi potenzialità, spesso caratterizzata da contrapposizioni nemmeno motivate da specifici interessi, ma così, perchè insito nella nostra strana natura di comaschi, per una volta ho potuto riscontrare un’unicità di visione, una corale partecipazione per il bene comune, per la restituzione di ciò che tutti sentiamo nostro dalla nascita e che ci è stato negato. Dalle associazioni alle bocciofile, dalle sedi istituzionali a quelle amatoriali, dal filosofo allo sciamano, tutti, hanno creduto in questo progetto facendosene a loro volta promotori.
E non sono più l’idea di una cartolina, e nemmeno la campagna così ben sintetizzata dall’hashtag #rivogliamoilnostrolago, ad essere protagonisti della volontà di una svolta risolutiva per il nostro lungolago, ma la gente.
Mi vien da dire “Power to the people” come cantava, e avrebbe certamente cantato in piazza John Lennon o, più semplicemente, il popolo è sovrano, come recita la nostra Costituzione nell’articolo 1 dei principi fondamentali, il più importante della legge che stabilisce le regole e i principi che sono posti al di sopra e a riferimento delle leggi. Il popolo è sovrano e si è espresso democraticamente, indipendentemente da logiche politiche, indipendentemente da interessi precostituiti o personali che non fossero, appunto, il bene comune, il ritorno al buon senso. E lo ha fatto con semplicità e buon senso, quel metro di valutazione cui si dovrà ritornare in ogni ambito.
Credo nel rinascimento della nostra meravigliosa città perchè vedo che qualcosa si sta muovendo, anche se molti la ritengono una città morta, invivibile, arroccata.
Lavoro ogni giorno per garantire alle mie figlie un futuro migliore, una città che, già baciata dalla fortuna perché immersa nel bello dalla natura, sia anche cosmopolita e all’avanguardia.
Sono felice di vedere che attorno a me tanti altri lo stanno facendo, certi che la nostra Como sia patrimonio di tutti.
Grazie Como!
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