Silvio Berlusconi è indagato per concussione e prostituzione minorile. Avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane Ruby dal febbraio al maggio 2010, ad Arcore, quando la ragazza era ancora diciassettenne. Ruby sarebbe stata più volte nella residenza del premier: lo avrebbero accertato i magistrati milanesi grazie ai tabulati telefonici acquisiti dalla procura nel corso dell'indagine. Inoltre sono state trovate foto digitali e i filmati, custoditi nel pc che venne sequestrato nella comunità-alloggio di sant'Ilario (Genova) dove viveva l'allora minorenne Kharima el Marhoug, alias Ruby, che riguardavano alcune feste in Sardegna con il premier. Credo che l'Italia non debba fermarsi per i problemi del suo premier e per fatti di gossip. In tempo di crisi dovremmo pensare al Paese, non ai guai giudiziari di chi ci governa.
Denis Torris
Non dovremmo neppure fermarci alla stazione del dubbio e dell'incertezza. Dovremmo andare avanti. Andare sino in fondo a questo percorso giudiziario. Sapere se gli elementi probatori che la Procura di Milano dice di possedere a sostegno delle sue accuse sono tali. Verificabili. Inoppugnabili. Sapere se il premier dice il vero quando obietta sulla fondatezza del nuovo procedimento contro di lui oppure se non lo dice. Sapere se, chiusa in un modo o nell'altro la vicenda, la politica potrà finalmente fare politica senza farsi condizionare dalla giustizia. E se la giustizia potrà finalmente fare la giustizia senza farsi condizionare dalla politica. Berlusconi ha una sola scelta possibile: accettare il processo, andare in aula, confutare i reati (gravi reati) di cui è chiamato a rispondere, dimostrare la sua innocenza. Come fanno tutti gl'imputati. Tutti gl'italiani. Tutti i cittadini degli Stati di diritto. Come deve fare, a maggior ragione, chi rappresenta una intera comunità nazionale e non può - proprio perché riveste un ruolo di così pubblica rilevanza - pretendere che i comportamenti privati non siano oggetto dell'attenzione generale. E che non provochino conseguenze sulla vita del Paese. E che non influiscano sui rapporti con gli altri Paesi. Il legittimo impedimento all'esercizio della nostra democrazia (uno degl'impedimenti più o meno legittimi: ce ne sono altri, nell'Italia degli egoismi, delle anarchie, delle furbizie eccetera) è di non riuscire a dare luce a questa penombra istituzionale. Un'operazione di cui si gioverebbero la giustizia nella politica e la politica della giustizia. Di cui ci gioveremmo tutti quanti. Di cui si gioverebbe (si gioverà) perfino il premier, se non avesse (se non ha) nulla da temere.
Max Lodi
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