Cattaneo: «Posso dimettermi»
E il sindaco gli chiede di restare

Dai vertici di Lega Nord e Udc parte la richiesta al vicesindaco di rimettere il mandato
«È rappresentante legale dell’ente e da indagato crea imbarazzo. Restituisca la fascia»

Il vicesindaco di Palazzo Cernezzi, Francesco Cattaneo, indagato dalla procura con l’accusa di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico (Villa Saporiti, dove era vicepresidente prima del "siluramento" di inizio settembre) per la vicenda dei rimborsi chilometrici ha rimesso ieri il mandato nelle mani del sindaco Stefano Bruni e in quelle del presidente provinciale di An Alessio Butti. Ma sia Bruni che Butti sostanzialmente le hanno rifiutate. «L’iscrizione nel registro degli indagati - ha detto Stefano Bruni - è una forma di garanzia e non una sentenza definitiva. È un principio su cui siamo tutti d’accordo e che tutti reclamiamo a gran voce; allora deve valere anche in questo caso specifico. L’apertura di un’indagine va accolta nel rispetto dei ruoli, non ritengo possa essere usata come strumento politico». Il primo cittadino ha concluso dicendo: «La magistratura sta facendo il suo lavoro, auspico una rapida definizione della vicenda. Stimo Francesco Cattaneo, confido potrà chiarire la sua posizione». Il commissario provinciale di Forza Italia, Giorgio Pozzi, rimanda tutto a Bruni: «Mi ha assicurato che è tranquillo, sereno e mi fido. Ho fiducia nella magistratura. Va distinto il ruolo politico dall’istituzione. Da un punto di vista politico ho sentito Cattaneo e  mi fido di quello che dice, come mi fiderò di quello che dirà la procura. Sulla carica di vicesindaco, la decisione spetta a Bruni poichè lui è il titolare dell’istituzione».
Dal canto suo il presidente di Villa Saporiti, Leonardo Carioni, che cacciò Cattaneo a settembre dopo le accuse lanciate dall’ex vice presidente a Umberto Bossi e allo stesso Carioni, resta in silenzio: «Non dichiaro nulla. Ne parlerò se ci sarà la certezza che il fatto non è stato commesso o, al contrario, che è stato commesso».

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