Sulle celebrazioni per l'unità d'Italia mi trovo in disaccordo rispetto al coro unanime di approvazione sollevato ad esempio per l'intervento di Benigni. Lungi dal voler essere critico perché spinto da una qualsiasi pulsione di carattere politico (non condivido la contrarietà preconcetta di alcuni leghisti se non mi spiegano qualcosa in più) mi dà fastidio questo bagno di retorica che ci stà giorno dopo giorno assalendo perché lo considero uno dei peggiori vizi degli Italiani.
Sono appassionato di pittura impressionista che è nata in Francia, ascolto con estasi un concerto di Beethoven o una sonata di Bach che italiani non sono, guardo la natura e mi rendo conto che il buon Dio è stato prodigo con tutti i Paesi e non solo con il nostro. I Romani hanno portato il diritto in giro per l'Europa, ma in punta di gladio, e l'impero ha comunque fatto uso di personaggi venuti non solo dall'Italia. Abbiamo avuto il nostro grande momento nel Rinascimento, ma la Riforma protestante che ha affrancato il popolo da poteri ecclesiastici corrotti l'hanno fatta i Tedeschi, la rivoluzione che ha segnato lo spartiacque fra l'antico ed il moderno l'hanno fatta prima gli Americani e poi i Francesi.
Delle tre guerre di indipendenza una fu persa e due le vincemmo: la seconda grazie ai Francesi e la terza ai Prussiani e furono comunque i Piemontesi a condurle. Vorrei sottolineare che è sbagliato volersi fare lustro di cose che comunque il mondo ci riconosce, ma che vogliamo considerare come se fossero successe solo da noi. Un'operazione del genere l'ha tentata il fascismo e, Dio ce ne scampi, sappiamo come è finita.
Allora cerchiamo di celebrare la Unità in un contesto internazionale, orgogliosi di avere portato il nostro mattoncino, consci di doverlo fare ancora. Nulla ci è dovuto perché Leonardo e Michelangelo erano italiani, nulla ci è dovuto perché Armani e Valentino sono arrivati prima di un cinese che saprà fare le cose come loro o meglio di loro. Quando ci saranno il 3 per cento di pensioni di invalidità irregolari tanto a Milano quanto a Palermo, allora saremo probabilmente un Paese più unito. Quando l'irregolarità sarà a zero saremo il faro del mondo.
Alberto Molteni
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