In Italia, solo nelle Rianimazioni dei nostri ospedali, 16.000 pazienti ogni anno hanno un’insufficienza renale acuta, e di questi 10.000 almeno muoiono per complicazioni, soprattutto infettive. Tutti i farmaci che sono stati utilizzati finora per aiutare il rene a riprendere la sua funzione si sono rivelati inefficaci.
Uno studio - pubblicato sulla rivista «Stem Cells» - stabilisce per la prima volta che le cellule mesenchimali staminali isolate dal sangue del cordone ombelicale sono in grado di riparare il danno acuto del rene in topi trattati con un farmaco anti-tumorale, il cisplatino, di ripristinare la normale funzione renale e di prolungare la durata della vita.
Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, è frutto della collaborazione dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri con la Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano, e il Laboratorio di Terapia cellulare «Lanzani» dell’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo».
«In passato avevamo già ottenuto risultati incoraggianti utilizzando cellule mesenchimali isolate dal midollo osseo - spiega Marina Morigi, che dirige il Laboratorio di Biologia Cellulare e Xenotrapianto dell’Istituto Mario Negri di Bergamo -. Ma le cellule mesenchimali isolate del cordone ombelicale si sono dimostrate ancor più efficaci nel riparare il danno renale da cisplatino e nel ridurre la mortalità dei topi malati».
Ma come si ripara il danno? «Con una semplice trasfusione le cellule mesenchimali staminali raggiungono il rene danneggiato dove rilasciano alcune proteine che aiutano a generare nuove cellule renali accelerando il processo naturale di riparo del tessuto - spiega Giuseppe Remuzzi, coordinatore delle ricerche del Mario Negri di Bergamo -. Questi studi per quanto fatti nel topo, hanno implicazioni molto pratiche. Il numero di cellule staminali che si possono isolare dal cordone ombelicale è relativamente piccolo».
«Ma in laboratorio - aggiunge Ariela Benigni, capo dipartimento di Medicina Molecolare dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Bergamo - si possono espandere rapidamente, e ottenerne un numero sufficiente perché siano efficaci a rigenerare in breve tempo le cellule renali danneggiate e a ridurre il rischio di morte di pazienti con insufficienza renale acuta».
«Se quello che i ricercatori del Mario Negri hanno dimostrato nel topo si dovesse confermare nell’uomo - conclude Carla Zoja, responsabile del Laboratorio malattie renali del "Negri Bergamo" -, domani le cellule del cordone ombelicale potrebbero aiutare a risolvere il problema degli ammalati che muoiono di insufficienza renale acuta e in futuro forse anche contribuire a riparare i danni ad altri organi, come il cuore o il fegato, questo ridurrebbe la necessità del trapianto».
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