c’è una presenza silenziosa alla presentazione della Mostra mercato dell’artigiano. A dare il benvenuto per prima è una ciminiera.
I fratelli Zappa - giovani e grintosi, volto ormai noto quello di Giorgio ospite più volte a “La Gabbia” su La 7 - hanno preso questo luogo e l’hanno ristrutturato, facendolo rivivere come spazio per gli eventi. E mantenendo quello che è più di un simbolo.
Perché quella costruzione che oggi racchiude industria e cultura, trasmette una certezza: l’artigianato non è morto. Gliene hanno combinate di tutti i colori, e spesso - come è emerso anche durante la sana reprimenda del presidente del Comitato organizzatore Ilaria Bonacina - non si è voluto vedere il valore di ciò che si produce sul territorio. Nelle nostre scelte quotidiane si è insinuata l’ammirazione vuota verso ciò che proviene da lontano, o costa semplicemente meno, e abbiamo smarrito ciò che facciamo: in fondo un po’ noi stessi.
Quante piccole aziende sono svanite anche sotto l’effetto maligno di questa disattenzione, entrata negli stili di vita e di comunicazione. Eppure molte sono ancora qua.
Sono le 17.356 imprese artigiane di Como, che incidono sul totale delle attività produttive per il 34,7%. I loro titolari e i 40.418 addetti, una squadra sola in realtà. E ancora annotiamo che - tanto più con la Mostra mercato a Lariofiere che tiene uniti i territori - a Lecco sono altre 9.265 le aziende artigiane, con 23.490 addetti.
Un mondo immenso, costituito da piccoli che hanno appreso l’arte di produrre. E che la vogliono mettere in vetrina con uguale forza in occasione della Mostra mercato in programma dal 26 ottobre.
In altri territori, simili iniziative - persino nella vicina e virtuosa Svizzera - non sono riuscite a mantenersi ai livelli precedenti e si sono perse irrimediabilmente per strada, sotto i colpi della crisi e di un’identità vacillante.
Non così a Como e a Lecco. Lo raccontano i numeri, dagli espositori allo stesso anno raggiunto dalla Mostra mercato dell’artigianato, ma prima di tutto la luce che ancora negli occhi hanno gli imprenditori. Portano le loro creazioni a Lariofiere, promuovono dibattiti sul futuro a partire dalle risorse che abbiamo (ad esempio, le potenzialità offerte dall’acqua come energia), si inventano nuove formule. O ancora, organizzano le gare dei mestieri, lanciano concorsi letterari e ricordano che il “su misura” è la forza di una produzione tramandata di generazione in generazione ed è quello che fa sentire speciale chi acquista qualcosa. E, com’è tradizione del territorio, non dimenticano chi ha bisogno, sostenendo associazioni di volontario.
In questa Mostra mercato è davvero racchiuso uno spirito, oltre che una produzione. Ed è questo, più di tutto, che può salvare una terra e i suoi posti di lavoro.
La rabbia è anche quella del drappo bianco, che sta tenendo banco a Carugo e che Confartigianato non contesta: «Ma diciamo che per risolvere i problemi dobbiamo unire le forze, fare pressione come associazioni». La rabbia è quella espressa anche alla tv dai giovani come Elisabetta Maccioni e Giorgio Zappa. Che concludono sempre con un messaggio positivo: «Non lasciamo il nostro Paese, noi vogliamo continuare a lavorare qui».
Producendo meraviglie con la passione di sempre e tenendo duro per mostrarle a 50mila persone in un luogo come Lariofiere, capace di tenere insieme non solo due territori, bensì anche i loro sogni.
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