Cronaca / Como città
Lunedì 21 Luglio 2014
Como: condannato,
non lascia la poltrona
Il caso dell’ex assessore Gatto, giudicato colpevole per il caso del concorso truccato dei vigili
Resta al suo posto nel cda di Spt. Il presidente Leonardo Carioni: «La revoca? È una possibilità»
L’ultima tegola risale a tre mesi fa: sei mesi per il concorso truccato della polizia locale. Due anni fa, invece, ha preso un anno e due mesi per avere brigato, quand’era assessore comunale, per far togliere alcune multe ai clienti del suo studio. «Tutto giusto ma con due precisazioni - dice il diretto interessato - per la prima vicenda fra tre mesi sarà tutto prescritto, per l’altra sono stato assolto in appello».
Sette anni fa Paolo Gatto sembrava il ragazzo prodigio del centrodestra comasco.
Ora è tutto cambiato perché la sua esperienza nella giunta Bruni è stata breve ed è finita malamente. Nella squadra dell’ex sindaco la delega alla moda - sì, qualche anno fa Como si è concessa pure il lusso di un politico con un incarico così curioso - non gli ha portato fortuna. Infiniti dissidi con il primo cittadino, poi la doppia grana giudiziaria che alla fine lo ha costretto a compiere un passo indietro.
Carriera politica finita? Sì, no anzi no. Perché la politica, anche a livello locale, assomiglia un minestrone: non si butta via niente e ciò che esce dalla porta tante volte rientra dalla finestra. Così, senza squilli di tromba, Paolo Gatto si è ritrovato nel consiglio di amministrazione della Spt, la spa partecipata da Comune, Provincia di Como, Provincia di Lecco e Cp
Chi lo ha nominato, a suo tempo, oggi cade dalle nuvole. «A casa mia chi sbaglia paga - dice Leonardo Carioni, commissario della Provincia, l’ente che ha provveduto a indicare Gatto per il cda della Spt - se lui è stato condannato dovrebbe andarsene». Sì ma se non lo fa da sé? Carioni penserà mai a un provvedimento di revoca per l’ex assessore comunale forzista? «Beh certo, la revoca è una possibilità». Vedremo cosa succederà. La politica, soprattutto quando il tema è la trasparenza, va al rallentatore».
© RIPRODUZIONE RISERVATA