Diciamo la verità: un gruppo di commercianti, quelli di via Milano Bassa a Como che non solo non si oppongo a un’eventuale pedonalizzazione della strada su cui sorgono le loro attività ma arrivano addirittura a invocarla con tanto di raccolta di firme in Comune, è un po’ come la mitica notizia dell’uomo che morde in cane, chimera di ogni giornalista.
Per fortuna, a riportare la questione in termini meno utopistici ci hanno pensato altri negozianti della zona che di rinunciare all’opportunità per i clienti di raggiungere in auto le loro attività, non ne vogliono proprio sapere.
La questione se non è vecchia come il mondo è solo perché il motore a scoppio è stato inventato nell’800. A Como investe addirittura due generazioni di amministratori: lo Spallino Antonio padre, sindaco che bloccò l’accesso agli autoveicoli in Città Murata e Lorenzo, figlio e assessore all’Urbanistica della Giunta Lucini che ha ampliato gli spazi riservati a pedoni e veicoli a due ruote alimentati dai muscoli. In entrambi i casi il riflesso condizionato dei commercianti è stato lo stesso: una dura protesta destinata ad affievolirsi con il passare del tempo e la presa d’atto che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge, oppure a essere rinviata alla successiva tornata elettorale.
Che il dibattito innescato in via Milano bassa piombi nel pieno della proposta per un piano del traffico dell’amministrazione comunale che, in verità, ha ricevuto da cittadini e associazioni di categoria più dinieghi che consensi, può anche essere un aspetto da cui partire per comprendere come questa città riuscirà ad andare incontro a un futuro sempre più caratterizzato da una forte presenza turistica e in cui il ruolo del commercio quanto la questione dell’accessibilità nella convalle e la possibilità di trovarvi adeguate soluzioni di parcheggio senza gravare ulteriormente su caos e smog rappresentano aspetti centrali e strategici. In questo senso non tanto il piano del traffico, ma l’idea di realizzarne uno dopo lustri in cui si è messo mano alla materia in modo sporadico e poco incisivo, rappresenta certo una buona strada da percorrere. L’amministrazione, in un certo senso coerente con il proprio background politico o con una parte di esso, ha dato, a torto o a regione, l’idea di un approccio troppo ideologico nei confronti dei veicoli a motori.
D’altro canto, in un territorio con le caratteristiche della città di Como non è facile trovare il bandolo della matassa. E anche andare incontro alle esigenze di tutti. Sul traffico poi, si sa, ognuno ha una ricetta diversa, che di solito coincide con i propri interessi. A un comasco in buona salute che vive nei pressi del centro la diminuzione del traffico veicolare e una maggiore offerta di spazi pedonali e per le biciclette sarà sicuramente gradita. Diversa la situazione di una persona anziana residente nei quartieri periferici con la necessità di accedere ai servizi cittadini. Ecco perché occorre conciliare al meglio le esigenze di tutti, sotto ogni profilo. Impresa tutt’altro che facile. Per ora siamo al cantiere aperto. L’auspicio, in questo o più verosimilmente nel prossimo mandato amministrativo, è di arrivare a una soluzione valida,condivisa e ragionevole. È nell’interesse di tutti.
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