Dopo il Renzi rottamatore, il centrodestra comasco introduce un nuovo personaggio nell’arena politica: il “rianimatore”, dottor Mario Landriscina che è stato sondato dai due principali partiti della coalizione (Forza Italia e Lega) per la corsa alla carica di sindaco il prossimo anno.
Quasi scontata la battuta: il centrodestra uscito a pezzi da gran parte delle ultime tornate elettorali dalle nostre parti ha la necessità di essere rianimato. Ma forse, al di là di quelle che saranno le mosse di Landriscina innanzitutto per evitare di farsi bruciare dal fuoco amico, verrebbe da chiedersi se anche il centrosinistra cittadino non abbia un disperato bisogno di un’infusione di ossigeno. Al di là del macigno del cantiere del lungolago che pesa sullo stomaco di tutta la coalizione, infatti, l’impressione è che l’intera alleanza sia ben oltre l’orlo della crisi di nervi. Anzi che si stia strappato l’orlo che teneva insieme alcuni pezzi dell’abito cucito addosso al sindaco Lucini: fra tutti quello di Paco-Sel, partito di maggioranza che esprime anche un assessore, Bruno Magatti. Nell’ultimo consiglio comunale, infatti, questa componente politica ha votato un ordine del giorno presentato dall’opposizione sui controlli notturni nella polizia locale e ha mandato la maggioranza a gambe all’aria. La rottura tra Paco-Sel e altre forze del centrosinistra, in testa il Pd non ha invero radici comasche: tutto parte dalla contrapposizione della sinistra alla riforma costituzionale della coppia Renzi-Boschi. Ma proprio questo aspetto rende più difficile la ricomposizione poiché i toni sono già accessi e cresceranno di intensità da qui al referendum confermativo del provvedimento che vede i due alleati comaschi schierati su fronti contrapposti.
Queste nuove tensioni si aggiungono a quelle ormai ataviche all’interno della maggioranza consiliare, dove per varie ragioni, a partire forse da aspettative non realizzate ma non solo, Lucini non gode di un favore unanime. È di poco tempo fa la lapidaria dichiarazione del consigliere Gioacchino Favara sulla fine della fase politica del sindaco.
Insomma, il rischio di passare l’ultimo anno di mandato come quello della precedente amministrazione Bruni, dove il consiglio comunale si era trasformato in un’immobile jungla di agguati, è tutt’altro che remoto. E si sa poi com’è andata a finire alle elezioni. Anche allora come oggi si evidenziava un deficit di iniziativa politica. Sarebbe forse il caso, a un anno e una manciata di mesi da voto, avviare una riflessione, anche alla luce dei precedenti e delle difficoltà nate dalla relazione di Cantone e dalla conseguente inchiesta della procura sul cantiere del lungolago.
Nel Pd sembra prevalere l’ipotesi di un rilancio di Lucini o, in subordine, di una candidatura di Daniela Gerosa, alla cui popolarità non hanno certo giovato le ultime vicende di via Rubini con il sindaco costretto alle scuse pubbliche in consiglio. Se però questa è la volontà del partito che distribuisce le carte, forse ci vorrebbe un’azione più efficace di tutela del primo cittadino anche e soprattutto di fronte agli agguati degli “amici”.
Se poi la novità di Landriscina, che ha in mente qualcosa che potrebbe andare oltre lo steccato di centrodestra e che trova in città alcune condivisioni, scompaginerà i giochi... chissà. Magari la rianimazione potrebbe essere fatta a tutta la città. Che un po’ ne ha bisogno.
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