Se il cantiere del lungolago è desolatamente fermo, alla sua ombra c’è un gran movimento. Politico. Perché con le elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale ormai dietro l’angolo (meglio evitare la parola “cantone”), nella primavera 2017, il destino della passeggiata più rimpianta dai comaschi e rimasta come certi film della Tv Svizzera degli anni ’70 parzialmente a colori (la parte presa in carico dagli Amici di Como), diventa determinante per i destini di tutti gli schieramenti. A partire da quello che si sta ustionando le dita con la patata bollente: il centrosinistra. Se da qui al voto non se ne verrà a una, “addio mia bella addio”, l’armata se ne andrà. E anche se si trovasse l’ardua quadra, agli elettori si lascerebbe comunque un cantiere aperto. Di certo qualcosa sta cambiando. Basta leggere in sequenza le ultime due interviste rilasciate dal neo segretario provinciale del Pd (azionista di maggioranza della coalizione), Angelo Orsenigo per capire come se, anche se le cose dovessero andare per il meglio, ci sia un progressivo intiepidimento sul Lucini bis. E un clima da 8 settembre, lo si è notato anche nella discussione in Consiglio comunale sul Documento unico di programmazione, con un larga parte dei 46 ordini del giorno presentati che provengono dalla maggioranza e trattano di una buona parte dello scibile umano, dalla pace del mondo alla raccolta differenziata dei rifiuti passando per l’emergenza criminalità e la carenza di impianti sportivi. Una tale raffica di fuoco amico da portare qualche assessore a ritrovarsi nei panni di Alberto Sordi in Tutti a casa mentre gli alleati (ormai ex) tedeschi gli tiravano addosso.
Dalle altre parti dello scacchiere politico, l’odore del sangue comincia a farsi sentire poiché si sa che la politica, specie nel sottobosco, somiglia tanto a una giungla. Centrodestra e altre formazioni sono pronti ad attivare l’istinto predatorio anche se si dovesse votare in anticipo (la Corte dei Conti sulla testa dell’attuale giunta è una spada più pesante e con un crine ancora meno robusto di quella di Damocle). Sulla definizione dei contorni della principale coalizione antagonista dell’attuale governo peserà però anche l’esito del voto meneghino che rivelerà il reale peso di Corrado Passera. Alla fine le strategie sono abbastanza semplici. Il centrosinistra per poter contare su una minima chance di riconquista del palazzo dovrà risolvere il problema dei problemi, gli altri nel caso, estrarre dal cilindro non un coniglio ma un leone in grado di azzannare la situazione. A meno che non spunti a sparigliare tutto un gruppo di comaschi “liberi e forti” per dirla allo Sturzo, ma anche autorevoli, percepiti e competenti, pure trasversali dai, che tengano i partiti un passo indietro con un forte progetto per una città che oltre al resto ha perso anche due volte (nonostante le indubbie virtù), la corsa a capitale della cultura. Perché il disastro del lungolago da cui tutto discende e discenderà è anche figlio della sterile contrapposizione. Fantapolitica? Lo scopriremo solo vivendo.
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