Una delle maledizioni che si annidano nella pancia della nostra bella Como è il parcheggio interrato davanti alle mura in viale Varese. In fondo è un uovo di Colombo per tante ragioni: si trova a un passo dal centro storico, non lontano dal lago e dovrebbe consentire uno scavo privo di sorprese quali reperti del passato, perché lì, in epoca appunto remota fu realizzato il fossato per difendere, assieme alla mura la città.
Di mandare le auto sottoterra si parlò già negli anni ’80. Un lungo dibattito terminato nel nulla, La questione dopo essere più volte affiorata in maniera carsica, era tornata a galla con la proposta di un privato, l’impresa di costruzioni Nessi&Majocchi, che si era offerto di realizzare l’opera in cambio di una cospicua quota di entrate e della cessione dell’autosilo all’azienda dopo trent’anni. In cambio il privato avrebbe provveduto a sistemare anche la parte in superficie che oggi ospita un qualcosa che con un grande sforzo di fantasia si può definire giardino pubblico.
La giunta Lucini ha rinunciato all’opportunità, pare, perché poco vantaggiosa per il Comune che ci avrebbe smenato parte degli attuali introiti dei posti in superfice. Una posizione forse legittima ma non si sa quanto lungimirante.
Al di là dei conti, infatti, l’autosilo davanti alle mura avrebbe consentito la riqualificazione di una porzione strategica della convalle oggi poco e male frubile oltre che supportare le crescenti funzioni turistiche della città con l’ampliamento dell’offerta di posti auto a ridosso del centro e abbastanza vicini anche al lago, come avviene per altri autosili privati già realizzati, quali quello del Valduce o quello sull’area dell’ex zoo. Alla Nessi&Majocchi sarebbe stato ceduto solo un sottosuolo inutilizzato e inutilizzabile. Ma al di là di questa scelta resta aperta la questione della politica dell’amministrazione sui parcheggi. Finora ne sono stati tolti, giustamente, delle quote per ampliare la zona del centro senz’auto.
L’idea di realizzarne altri a servizio del centro medesimo è rimasta tale. C’è l’ipotesi di puntare sull’area dell’ex Danzas, in viale Innocenzo XI, oltre che sull’ex Ticosa una volta ultimata la bonifica prima e gli eventuali lavori di recupero. Ma possono questi posteggi essere considerati funzionali al turismo? Difficile immaginare visitatori che lasciano lì l’auto per attraversare quella che nell’immaginario dei comaschi è sempre stata per la sua larghezza dopo la copertura del Cosia, la “tangenziale” prima del recente avvento di quella vera.
E se si esclude viale Varese di spazi adeguati nei pressi della Città murata e del lago non ne restano davvero molti.
Allora perché l’amministrazione, anziché ripiegare non prova il rilancio? Anche attraverso la realizzazione diretta del parcheggio interrato in viale Varese. Certo, se si vuole escludere il project financing perché considerato poco appetibile per il Comune, occorre percorrere altre strade. È impensabile che le esangui asse di palazzo Cernezzi possono reggere l’impatto di un intervento stimato attorno ai 10 milioni.
Ma l’unica cosa da non fare, se si intende progettare il futuro di Como seguendone le inclinazioni, è quella di restare fermi, in questo caso fermi in parcheggio. Anche perché la prossima volta questi posti potrebbero essere occupati. Da altri amministratori.
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