Como, la ricetta di Braglia: «Wise lavori da qui. E manca Gattuso»

L’intervista «La squadra se prendiamo i singoli è anche forte. Ma sono stati commessi degli errori»

Simone Braglia è uno che non ha i peli sulla lingua. Da ex giocatore del Como, tifoso azzurro, ancora comasco di cittadinanza, ma soprattutto difensore di un certo modo di fare calcio, non si è tirato indietro nel commentare la situazione del Como. Lui che qui ha giocato negli Anni Ottanta e a fine Anni Novanta, e che ha lavorato anche nello staff ai tempi di Di Bari.

«L’approccio di questa società, come ho avuto modo già di dire, mi è piaciuto sin dall’inizio. Piccoli passi e attenzione al settore giovanile.Anche il mercato: la squadra se prendiamo i singoli è anche forte. Ma sono stati commessi degli errori, anche sorprendenti visti i presupposti secondo cui il Como si era mosso». Ad esempio? «La gestione da lontano è sempre delicata, specie quando le cose vanno male. Gestire la squadra da Londra è dura. Dennis Wise, perché è di lui che stiamo parlando, dovrebbe trasferirsi qui. Guardare i giocatori negli occhi, stare all’allenamento per ricompattare le fila. Anche perché manca un elemento importante». Che sarebbe? «Il legame con il territorio. Prima era rappresentato da Gattuso. Adesso la società pare slegata dall’ambiente dove lavora, troppo lontana nell’anima. C’è qualcosa che si è avvitato su se stesso. La squadra senza Gattuso ha perso l’anima, lo si vede chiaro e tondo. Forse perché Jack riusciva a trasmettere al gruppo il senso di appartenenza. Quello che sembrava un gruppo unito, adesso sembra sfilacciato». E non si ferma: «Il Como deve decidere chi comanda: se comanda Ludi, abbia carta bianca sulle scelte. Se invece le scelte le si fanno a Londra, allora venga qui chi decide. Manca un leader. Non ho dubbi che Fabregas possa essere un elemento positivo per lo spogliatoio, ma non ha il ritmo per questo campionato. Al Genoa ad esempio c’è Strootman, e quando manca lui si vede. Qui non si capisce chi è. E poi la filosofia della società di non appesantire le casse tenendo alcun giocatori in prestito, pare cambiata, ma la cosa non ha avuto un effetto positivo sul rendimento dei giocatori. L’anno scorso giocavano come se dovessero sempre dimostrare qualcosa, adesso no».

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