Nel memorabile film “Prima pagina” con la strepitosa coppia Lemmon-Matthau, un’esilarante parodia del giornalismo d’antan, il Chicago Examiner salva la città in una delle sue ore più buie. Nel suo piccolo piccolo, anche La Provincia qualcosa fa: grazie all’inchiesta di Gisella Roncoroni sullo stato del verde pubblico, infatti, il Comune si è accorto che le fioriere sono rimaste “disabitate” e ha deciso di provvedere. Insomma, il giornale non salverà Como che si spera non conosca altre ore buie ma quantomeno ha fatto “rifiorire” la città. Ciò che stupisce, però, è che ogni agosto si ripeta questo tormentone del verde, la cui cura a Como, sembra essere affidata solo al cielo. L’anno scorso con la lunga siccità le aiuole risecchivano e anche allora ci volle una documentata inchiesta de La Provincia per dare da bere alle assetate piante. Quest’anno, a causa delle precipitazioni che non sono mancate, l’erba è cresciuta a livello di savana. C’è forse qualcosa che non va nell’appalto per la manutenzione del verde. E hanno avuto gioco facile nel rimarcarlo gli amministratori alla guida della città prima della giunta Lucini che, pur avendone combinate più di Carlo in Francia, almeno sulla tutela del verde erano stati quasi inappuntabili.
Sembrano questioni secondarie quelle delle aiuole, delle piante, delle passeggiate con il selciato rotto. Vuoi mettere con gli annosi e irrisolti problemi che affliggono la Como bella e un po’ sventurata: le paratie, la Ticosa, il traffico e l’inquinamento.
Eppure la cura del verde e la piccola manutenzione diventano priorità assolute in una città che ha bisogno di vivere, e sempre di più, con le risorse fornite dai tanti turisti che la visitano. Per fortuna non sembra che il cattivo stato delle auiole, delle fioriere e del selciato abbia condizionato più di tanto gli arrivi. Anzi, un agosto affollato di presenze con questo forse non c’era mai stato. Ma alla lunga continuerà a essere così? Perché il turista e il visitatore non camminano per le strade di Como con i pensieri dei suoi abitanti che si muovono per ragioni di lavoro o per esigenze contingenti. E magari non notano più di tanto ciò che hanno attorno poiché sono abituati a vederlo.
Il turista ha come unica priorità quella di guardare, di scoprire un territorio che non conosce. Perciò è più attento anche ai dettagli. E se nota una fioriera abbandonata a se stessa, un quadrello di porfido mancante lo fa inciampare o una siepe bisognosa di un “coiffeur” lo nota. E conserverà un ricordo non del tutto positivo, anche se magari questi dettagli sono poi oscurate dalle bellezze paesaggistiche e dalla ricchezza culturale di una Como che ha visto il giorno di Ferragosto mille persone transitare per il Tempio Voltiano, un’altra risorsa poco valorizzata dai comaschi.
Perciò la cura dettagliata del verde e delle passeggiate è una priorità assoluta. Fare le piste ciclabili e un’ottima idea, ma poi bisogna anche non abbandonarle al degrado.
Esiste una tassa di soggiorno che viene chiesta ai nostri ospiti. Pagano e hanno diritto a essere accolti in una città che fa del decoro la propria bandiera. Altrimenti come li utilizziamo questi soldi?
I privati, in questo senso, si dimostrano più lungimiranti dell’amministrazione comunale. Gli Amici di Como, l’associazione che ha consentito di poter vedere ancora il lago negli anni del cantiere con le sue palizzate, senza bisogno di essere stimolata da La Provincia, ha, infatti, deciso di intervenire per la sistemazione del tappeto verde sulla sua passeggiata. Morale:l’erba del privato è sempre più verde. Perché il pubblico non segue l’esempio?
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