Como, si scrive Cosenza ma si legge bivio

Moreno Longo darà un’altra chance a Gabrielloni lasciando in panchina Cerri? A centrocampo tornerà Cesc Fabregas? Dietro le punte sarà riproposto il giovane Da Cunha?

Gli interrogativi prima di questo Como-Cosenza sono essenzialmente questi, dal punto di vista tecnico. Dal punto di vista più generale, invece, il punto di domanda è ben più grande. E, senza nulla togliere ai giocatori in questione, ben più importante. Un quesito che va risolto assolutamente in maniera positiva. E per positivo si intende vittoria, possibilmente convincente. Perché quello di oggi è un crocevia importantissimo. A livello di classifica vien da sé, ma anche a livello di sensazioni e di morale. Di consapevolezza piena delle proprie possibilità. Quella che purtroppo sotto certi aspetti la partita di Ferrara non è riuscita a evidenziare sino in fondo, nonostante la lodevole e confortante capacità di rimontare lo svantaggio iniziale.

Che cosa si vorrebbe vedere dal Como di oggi? Una squadra capace di imporsi con autorità, capace di approcciare la partita con veemenza, come abbiamo per esempio visto fare alla Spal la settimana scorsa. Naturalmente con un esito diverso e una diversa capacità di gestire poi l’andamento della gara. E se c’è un’occasione per riuscire a farlo è proprio questa, vista la totale disponibilità della rosa. Perché oggi non ci sono squalificati, non ci sono neppure infortunati, a parte i lungodegenti chiaramente. Al di là delle scelte iniziali c’è dunque anche un’ampia possibilità di gestire i cambi e le diverse soluzioni nell’arco della partita.

Non è certamente il caso, questo, di pensare al fatto che dopo questa gara ne arrivino in veloce sequenza altre due. Non è il momento, oggi, di dosare le forze, a meno che non si stia sul 4-0 dopo mezz’ora. Perché se ci si arena oggi poi diventa davvero durissima, anche e soprattutto dal punto di vista mentale.