Cronaca / Cantù - Mariano
Martedì 30 Maggio 2017
Complice di un delitto di Camorra
Un uomo arrestato a Cantù
Andrea Cusano, 60 anni, à finito in carcere con l’accusa di essere uno fegli “specchiettisti” che il 21 ottobre del 1992 aiutarono i killer di Vincenzo Feola, l’imprenditore ucciso dai sicari del clan dei Casalesi
È finito in carcere con l’accusa di essere uno fegli “specchiettisti” che il 21 ottobre del 1992 aiutarono i killer di Vincenzo Feola, l’imprenditore ucciso dai sicari del clan dei Casalesi ilall’interno della propria azienda di calcestruzzi di San Nicola la Strada, comune confinante con il capoluogo Caserta. Le manette sono scattate per Andrea Cusano di 60 anni, catturato a Cantù, Sembrava dovesse diventare uno dei tanti irrisolti delitti di camorra, ma dopo 25 anni, magistrati antimafia e carabinieri sono venuti a capo della vicenda,.
Un “cold case” per il quale altre persone sono state raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli. Anzitutto i boss, detenuti da anni, Francesco Bidognetti, alias Cicciotto e Mezzanotte, e Francesco Schiavone noto come «Cicciariello», cugino del capoclan Francesco «Sandokan» Schiavone: i due esponenti apicali del clan sono ritenuti i mandanti del delitto. In carcere anche l’altro “specchiettista” , Ettore De Angelis di 53 anni, arrestato a Santa Maria a Vico (Caserta). La Dda di Napoli (pm Annamaria Lucchetta) e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno anche ricostruito l’identità dei sicari grazie alle dichiarazioni proprio di uno dei due killer, Nicola Panaro, oggi collaboratore di giustizia; questi ha indicato come altro esecutore materiale Michele Iovine, ucciso nel 2008 a Casagiove nel periodo in cui era il referente dei Casalesi nella città di Caserta.
Due anni fa Panaro, poco dopo essersi pentito, ha iniziato a raccontare del delitto, seguito poi da altri due ex esponenti di rilievo del clan capeggiato da Francesco Sandokan Schiavone, ovvero Cipriano D’Alessandro e Giuseppe Misso. L’omicidio, è emerso, fu ordinato perché Feola aveva deciso di uscire dal Cedic, il Consorzio formato dalle aziende di calcestruzzo e creato da Antonio Bardellino e Carmine Schiavone, quest’ultimo cugino di Sandokan e primo pentito dei Casalesi (morto qualche anno fa), che in provincia di Caserta aveva il monopolio della fornitura del materiale per l’edilizia e gestiva tutti gli appalti edili.
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