Coronavirus in Ticino
Previsto un crollo
per l’economia

In Svizzera raggiunta la soglie dei mille morti, 229 in Canton Ticino dove si prevede una ripartenza cauta in linea con quella italiana

La Svizzera ha superato ieri i 1000 morti per coronavirus. Ne ha dato notizia, a metà pomeriggio, l’agenzia di stampa Keystone-Ats, basandosi sui dati forniti dai Cantoni. I contagi nella Confederazione hanno raggiunto quota 24900. La Confederazione continua ad avere una delle più alte percentuali di contagi a livello europeo. Tra i Cantoni, il Ticino è sempre il più colpito. Ieri nel Cantone di confine i casi di coronavirus si sono attestati a 2818 con 229 decessi. Nelle ultime 24 ore, sono stati segnalati 2 decessi e 42 nuovi casi. Anche per il Ticino la percentuale di contagi fa registrare 793 contagi ogni 100 mila abitanti. Negli ultimi giorni, però, il Canton Ginevra ha superato quanto a percentuale di contagi il Ticino. Ieri il Governo di Bellinzona ha fatto sentire la vicinanza ai cittadini ed alle imprese. In una lunga intervista al settimanale “Il Caffè”, il presidente del Consiglio di Stato, Christian Vitta, ha parlato apertamente di “un patto” o meglio «un patto di Cantone per uscire da questa crisi». Un’iniziativa in cui saranno coinvolti politica, imprenditori, sindacalisti e esperti. Anche il presidente del Governo cantonale ha posto l’accento sul fatto che «la ripartenza del Ticino dovrà andare di pari passo con l’evolversi della situazione sul versante italiano».

Da lì proviene la maggior parte della manodopera qualificata attiva in Canton Ticino. Ma certo, l’aspetto economico preoccupa - e parecchio - non solo Bellinzona, ma anche Berna. Ieri sull’argomento è intervenuta la sempre solerte Segreteria di Stato dell’Economia che «ha stimato una recessione che alla fine farà segnare al Pil un meno 7%». Ma c’è anche chi ipotizza che il Pil possa scendere fino al meno 10,4%. «Pensavamo ad un calo della produzione fino al 10% - hanno fatto notare ieri dalla Segreteria di Stato dell’Economia -. I numeri ci dicono però che la produzione ha avuto un autentico crollo che si è attestato al 25%, a seconda dei vari settori». Ma la discesa vorticosa non è ancora finita: la ristorazione ha fatto segnare sin qui un meno 80% che in Canton Ticino significa praticamente azzerati (ad oggi) tutti i posti di lavoro occupati dai frontalieri.

La politica italiana - a fronte di 6 mila frontalieri (fonte Cisl) che hanno sin qui perso il posto di lavoro - ha battuto timidi segnali. Si può e si dovrà fare di più per far si che il più importante datore di lavoro della Lombardia - il Canton Ticino (67878 i frontalieri impiegati al 31 dicembre) - non dia il benservito ad un numero cospicuo di nostri lavoratori. Alla voce turismo, il Ticino punterà forte - una volta superata l’emergenza sanitaria - sul turismo locale, dunque sugli svizzeri con iniziative mirate. Segnale incoraggiante per i nostri lavoratori impiegati in quel comparto.

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