«Così quella notte ho perso Francesco»
La compagna ricorda l’agente morto a Colico

«La telefonata alle 22,30 era per un braccio rotto: non gli ho potuto parlare, non immaginavo questa fine»

«Più passano i giorni e più la mancanza di Francesco si fa sentire. Mai avrei immaginato di dover provare un’esperienza così dura: la forza per andare avanti me la dà l’amore per la nostra piccola Nicole, per poterle un giorno raccontare chi fosse il suo papà, che la amava tanto».

Anna Altarelli racconta. Lo fa con emozione, traspare il dolore ma le sue parole sono lucide. C’è una grande dignità, molto orgoglio nel raccontare chi fosse l’agente della Polizia stradale Francesco Pischedda, il suo compagno e padre della loro bimba di 10 mesi, morto a 28 anni in servizio la notte del 2 febbraio mentre inseguiva un ladro sulla Super a Colico.

La sera di giovedì 2 febbraio chi l’ha avvertita di quello che era successo?

«I suoi colleghi mi avevano telefonato dicendomi che Francesco si era rotto un braccio durante un inseguimento, che era caduto ma che non era grave e lo avevano trasportato all’ospedale di Gravedona. Raggiunsi subito in auto l’ospedale e lì la situazione era cambiata ma io non avevo alcuna percezione che potesse trasformarsi in tragedia: una dottoressa mi disse che Francesco aveva un’emorragia interna seria ma che lo avrebbero trasportato in ambulanza all’ospedale di Lecco dove lo avrebbero operato. L’elicottero non si poteva alzare in volo per la nebbia ma non dovevo preoccuparmi perché sarebbe andato tutto bene».

capito che il viadotto era così alto e che avrebbe rischiato di morire».

L’intervista completa su La Provincia in edicola

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