Questa terapia nasce dall’osservazione statistica che il cheratocono arresta spontaneamente il suo progredire (quasi sempre) man mano il soggetto interessato invecchia, fino a raggiungere un’autolimitazione intorno ai 35 anni d’età. Sono i legami intercellulari corneali che via via diventano più “rigidi” a determinare l’arresto della progressione della malattia; sollecitando tali legami a divenire più forti già in età giovanile, cioè quando la progressione del cheratocono è più rapida, si raggiunge l’arresto della malattia. Questo risultato si ottiene irradiando la cornea con raggi ultravioletti, e proteggendola nel contempo con un film di riboflavina liquida (vitamina B6).
«La metodica - spiega l'oculista Giulio Lepopardi - nacque in Italia, all’Università di Siena, ha trovato partnerships tecniche in Italia, diffondendosi quindi in tutto il mondo in pochi anni, stanti gli incoraggianti risultati ottenuti da tutti quanti gli operatori. E’ chiaramente una terapia che non porta alla guarigione del cheratocono con restituzione della sfericità corneale, ma punta all’arresto della progressione della malattia soprattutto nei soggetti più giovani, quelli nei quali maggiormente si può temere l’avanzamento della malattia verso il trapianto di cornea. Diciamo che risponde largamente a quei criteri di minore invasività possibile che oggi guidano tutte le terapie chirurgiche, a fronte delle constatazioni che i trapianti di cornea possono complicarsi, sia in fase operatoria – infezioni ed altre reazioni avverse anche temibili - che nel postoperatorio a breve – rigetto del lembo trapiantato o sua vascolarizzazione - che nel lungo periodo - astigmatismi elevati residui, asportazione della sutura a 1-2 anni dall’intervento, perdita delle cellule endoteliali che porta ad un nuovo trapianto,ecc. -.»
«Il Policlinico di Zingonia, forte della pluriennale esperienza maturata dai suoi Oculisti nelle terapie laser corneali, in primis la correzione con laser ad eccimeri delle ametropie (miopia, ipermetropia, astigmatismo e da qualche anno a questa parte anche presbiopia), ha ritenuto opportuno acquisire le strumentazioni per il cross-linking, ritenuta metodica non invasiva per eccellenza e ormai ampiamente collaudata e sperimentata. Gli oculisti dei due policlinici del Gruppo San Donato presenti in Bergamasca, San Marco a Zingonia e San Pietro a Ponte San Pietro, hanno partecipato ad alcuni gruppi di studio per la rilevazione dei dati necessari alla corretta diagnosi del cheratocono in fase evolutiva e per la corretta esecuzione del trattamento, che prevede la disepitelizzazione della cornea e successivamente l’applicazione del raggio UVA con un’apposita testa irradiante; in questa fase è importante la corretta protezione della cornea con il film di riboflavina (vitamina B6)».
«I risultati si ottengono a distanza di qualche mese dal trattamento, e come dicevamo, non portano ad una guarigione del cheratocono, ma ad un arresto della sua progressione, che consente al paziente di continuare ad utilizzare i suoi occhiali o le sue lenti a contatto con buona capacità visiva. E’ quindi importante sottolineare che anche in questa metodica vale la regola di sempre nella pratiche chirurgiche: è meglio trattare in fasi precoci della malattia, quando la capacità visiva è ancora buona, quando il cheratocono è ancora correggibile con gli occhiali, piuttosto che attendere un’evoluzione che porterebbe ad ottenere sì l’arresto della malattia, ma quando la capacità visiva del soggetto è già compromessa per l’elevato astigmatismo. Il policlinico di Zingonia ha ritenuto opportuno istituire un Ambulatorio dedicato a queste malattie di ectasia della cornea, per un preciso inquadramento della malattia, della sua evoluzione e delle possibilità di miglioramento con questa terapia».
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