Cultura, occasione
per il salto in avanti

Capitale della cultura? Ma non sarà troppo? I comaschi, forse per troppo amore, hanno accolto la candidatura lanciata ufficialmente qualche giorno fa con un sentimento di prevalente scetticismo. Certo, il progetto non cancella i problemi. Né quelli grandi come il cantiere del lungolago, fermo da più di due anni o lo scandalo dell’area Ticosa che tre generazioni di pubblici amministratori non hanno saputo risolvere. Né risolve i problemi all’apparenza meno importanti come lo stato di incuria e degrado di buona parte del centro per non parlare delle buche che costellano strade e marciapiedi. O della situazione pietosa in cui si trovano quasi tutti gli impianti sportivi cittadini.

Ciò detto, il progetto di Como capitale della cultura ha perlomeno il merito di avere messo a fuoco, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali, il tema della cultura e del turismo. Vero che di entrambi, alla vigilia di Expo, si parla da mesi quanto mai avvenuto prima. Ma è cambiato oggettivamente l’approccio perché si fa strada, ed il messaggio è arrivato anche a tanta parte dei cittadini comuni, la consapevolezza che in questi ambiti ci giochiamo un pezzo del nostro futuro. Un futuro in cui ci sarà ancora spazio per una tradizione manifatturiera antica e importante ma in cui avranno una parte non secondaria il sapere e l’accoglienza. Non partiamo da zero, ovviamente. Al di là del patrimonio di bellezza, Como ha dimostrato già in passato di essere sul pezzo nelle fasi di grande trasformazione. Pensiamo solo a ciò che accadde quando nacque l’università con una mobilitazione straordinaria del pubblico ma anche del privato a favore di qualcosa che tutti percepivano come un fatto nuovo e rilevante.

Riusciremo a spuntarla di fronte a concorrenti attrezzati come Mantova, Parma e Pisa? Un primo momento della verità ci sarà entro fine mese, scadenza entro cui la commissione di esperti selezionerà le dieci migliori candidature. Di sicuro, Como poteva fare meglio. Forse non ce ne è stato il tempo ma l’attenuante in sede di valutazione non conterà: il dossier presentato assomiglia più a un collage del tanto che si fa piuttosto che a un vero e proprio progetto culturale. Il titolo è accattivante “Estro armonico: le stagioni del lago” ma poi? Considerando la circostanza in positivo si può dire che c’è ancora tanto da fare. Basta dare un’occhiata a ciò che hanno messo in campo, quest’anno, le cinque città che hanno meritato il titolo ex aequo (sono le candidate sconfitte da Matera che sarà capitale europea nel 2019): Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari e Lecce. Cagliari, ad esempio, ha predisposto un programma artistico che punta a coinvolgere l’intera popolazione e sarà caratterizzato dalla percezione della città e della Sardegna che dal centro del Mediterraneo si affaccia sull’Europa e sul Nord Africa. Siena e Ravenna invece puntano grandi mostre di richiamo internazionale. Di certo, il concorso voluto dal ministro Franceschini è una bella sfida e una grande occasione. In palio c’è un milione di euro per sostenere i progetti nell’anno di riferimento. Tanti soldi per la cultura, in una volta sola, non si sono mai visti in città. Riuscire a ottenerli e magari sbloccare la valorizzazione della Casa del fascio potrebbe aiutare a fare quel definitivo salto in avanti, in questo ambito, che da anni Como aspetta.

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