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Domenica 16 Settembre 2012
D'Annunzio e Giusini
Una folle passione
In libreria una nuova edizione di "Solus ad solam" del poeta, curata da Federico Roncoroni
Così scriveva Gabriele d'Annunzio l'8 settembre 1908 cominciando a compilare il primo dei quattro quaderni - concepiti come diario privato, ma a cui aveva già dato titolo "Solus ad solam", che fu poi quello con cui l'opera venne data, postuma, alle stampe - nei quali intendeva raccontare la sua angoscia e le sue pene d'amore per il brusco e drammatico epilogo della relazione con Giuseppina Mancini - che lui chiamava Giusini o Amaranta - moglie insoddisfatta del conte Lorenzo, bevitore e donnaiolo.
Lei il giorno prima, al culmine di una passione vissuta in modo contrastato e sofferto, fra slanci e fughe, sensi di colpa e gelosie, era precipitata in una crisi che aveva i tratti della follia.
Rinnegato il suo amore per il poeta, vivrà segregata per anni. D'Annunzio la rivedrà solo nel 1915, e le farà omaggio del "Solus ad solam", come pegno di un amore totale e sincero (e la cui componente erotica fu, come sempre in d'Annunzio, soverchiante). Il diario, che si interrompe bruscamente alla data del 5 ottobre 1908, di un cuore dilaniato, ma anche la nemmeno tanto velata accusa a Giusini di non essere stata all'altezza di cotanto amore (e amante), di non aver saputo superare consuetudini e convenzioni per vivere fino in fondo la straordinaria avventura che il poeta le offriva: «Perché non cacciasti da te i rimorsi vani, i rimpianti tardivi, le paure puerili, e non ti abbandonasti interamente alla passione cieca e trionfale che sola poteva salvarti trascinandoti di là da tutte le cose piccole e vili?».
È una delle molte ambiguità del "Solus ad solam" che la critica ha messo in luce e che una nuova edizione dell'opera a cura di Federico Roncoroni (Es Classici dell'eros, 316 pag., 28 euro) che aggiorna l'edizione Mondadori del 1979, arricchisce nella dimensione umana, apportando per la prima volta il contributo delle lettere di Giusini, da poco ritrovate da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione del Vittoriale, e in quella filologica.
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