Delitto di Carugo
Un teste: «Io minacciato»

Il parrucchiere sarebbe stato minacciato dal fratello dell’imputato: «Vivo nell’ansia, non me la sento di rispondere alle domande»

Il testimone in aula accusa: io, minacciato dal fratello dell’uomo a processo per aver ucciso l’architetto Molteni. È un colpo di scena che ha lasciato allibiti gli stessi giudici della corte d’Assise quello avvenuto ieri mattina in Tribunale, nel corso dell’ennesima udienza per l’omicidio di Carugo.

Roberto Gianmaria Casati, 59 anni, l’uomo che era finito sotto accusa nel corso dell’inchiesta per aver aiutato il mandante materiale del delitto, Luigi Rugolo, a contattare il commercialista Alberto Brivio e aggirare così l’inchiesta dei carabinieri, ha riferito ieri mattina in aula di essere stato «minacciato dal fratello di Vincenzo Scovazzo» nei giorni precedenti la sua testimonianza.

Casati ha riferito al presidente della corte, Valeria Costi, che Filippo Scovazzo «per tutta la settimana si è messo fuori dal mio negozio con la macchina, il muso dell’auto girato verso il mio negozio e lui a bordo». L’uomo ha detto che «una mia dipendente si è detta molto preoccupata» e che lui stesso, ex indagato e ieri testimone, «è una settimana che prendo gocce di Lexotan per l’agitazione». Non solo, l’uomo avrebbe anche riferito che giovedì scorso, nel corso della precedente udienza quando lo stesso Casati era chiamato a testimoniare, il fratello di uno dei presunti assassini di Alfio Vittorio Molteni si sarebbe presentato dapprima nell’aula di Tribunale e, nel corso delle pause del processo, lo avrebbe avvicina. «No - ha ammesso - non ho mai ricevuto minacce esplicite, ma l’atteggiamento era chiaramente minaccioso».

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