Berlusconi ha cambiato idea. Sino a qualche giorno fa era propenso a dare retta a Bossi, sicuro che fosse meglio ritornare alle urne piuttosto che farsi logorare da Fini. Adesso la frenata, e con una motivazione che ha lasciato intravedere una volta di più quale sia il vero scopo dei nostri politici: conquistare una cadrega e tenersela stretta. Il presidente del Consiglio ha infatti dichiarato durante la sua conferenza stampa: se chiedete a deputati e senatori chi sia disposto ad andare a casa, non troverete nessuno. Lo sapevamo già, ma adesso ne abbiamo la conferma.
Paolo di Benedetto
Questa è una ragione del dietrofront cavalieresco. Ma ce n'è un'altra, ben più importante. Berlusconi ha saputo dai sondaggi che il Pdl è in costante declino di consensi, che la Lega seguita a crescere, che Fini potrebbe raccogliere più di quel che si pensava gli riuscisse, che Casini mantiene - rafforzata - la sua base di consenso e che dunque l'orizzonte non è roseo. Non è neppure grigio. E' qualcosa di più: è d'un fosco che preannunzia il nero. Di qui lo stop ai desiderata bossiani. E l'imbonimento del Senatùr promettendogli appoggio indiscriminato per chiudere la partita del federalismo. Basterà a convincere la Lega a non affondare il governo? Difficile che basti. La Lega sa che non le ricapiterà un'occasione così ghiotta e non c'è prezzo, pagato dal leader dell'attuale maggioranza, che valga quello d'un incasso elettorale da record. Berlusconi, dunque, è per la prima volta in difficoltà vera, stretto da una singolare tenaglia. Lo è per via di questa ormai evidente subordinazione alla Lega e lo è perché teme che, non andando a votare e dando tempo a Fini di organizzare il suo nuovo partito, potrebbe accelerare il corso della sua parabola discendente anziché arrestarlo. Difatti Berlusconi è parso assai poco convinto di quel che, l'altro ieri, diceva durante la conferenza stampa. Era come se un Berlusconi 2 parlasse e un Berlusconi 1 tacesse. Tacesse immaginando (forse) che i suoi propositi di pace, dentro la nuova allenza di centrodestra con Futuro e libertà come sua terza gamba, somigliano non poco a quelli che han portato Alemanno e Bossi a siglare la grottesca pace alla vaccinara a colpi di must gastronomici “de noantri” e “di noster part”. Propositi destinati a finire (Finire?) su una tavola alla quale si sa chi vi andrà a sedere, ma dalla quale non si sa chi si alzerà con la pancia per davvero piena e chi con la credibilità per sempre vuota. Passare da unti del Signore a unti da un ragù è più facile di quanto non si creda.
Max Lodi
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