<E' difficile aiutare i negozi storici della città>

Itinerari ad hoc per i turisti, un censimento dei negozi di valore sotto il profilo storico-artistico, iniziative per sensibilizzare proprietari e gestori. Sono le proposte per salvare le botteghe del centro

Itinerari ad hoc per i turisti, un censimento dei negozi di valore sotto il profilo storico-artistico, iniziative per sensibilizzare proprietari e gestori. Sono le proposte suggerite da alcuni addetti ai lavori per aiutare i negozi storici cittadini, minacciati dalla concorrenza dei grandi gruppi, dai costi di gestione sempre più alti e dal difficile ricambio generazionale. «Bisognerebbe censire gli esercizi che hanno una particolare valenza storico-artistica, in questi casi la Soprintendenza può intervenire e mettere dei vincoli - suggerisce Clemente Tajana, presidente del Centro Volta ed ex ingegnere capo del Comune - È molto più difficile, invece, fare qualcosa per i negozi che hanno un valore culturale e affettivo, che fanno parte della storia della città pur senza possedere particolari caratteristiche sotto il profilo architettonico o degli arredi. Penso al caso della libreria “Capriotti”, unica nel suo genere sebbene priva di elementi artistici di rilievo». Quanto al tema della concorrenza, sempre più forte negli ultimi anni: «Negli anni Sessanta, esistevano i piani di urbanistica commerciale, che impedivano la nascita di negozi simili a poca distanza l’uno dall’altro. Ora a livello nazionale si è scelta la strada della liberalizzazione totale e questo crea situazioni che possono mettere in difficoltà i negozi più antichi. Basta citare il proliferare di librerie o di bar in pochi metri, nel nostro centro». Tajana annuncia poi che il restauro della storica insegna della «Passamaneria Rho» è quasi ultimato: «Se ne è occupata l’Accademia Galli (diretta dallo stesso Tajana, ndr) e a breve troverà posto nel museo della seta. Oltre ad aiutare chi è ancora attivo, bisogna salvaguardare anche il ricordo dei negozi che purtroppo hanno chiuso i battenti». Darko Pandakovic, architetto e consulente dell’Unesco, sottolinea: «I vincoli esistenti in passato sono caduti e in effetti oggi a Como ci sono piazze con cinque o sei bar, con le conseguenze facilmente immaginabili. Il Comune - prosegue - potrebbe studiare itinerari per valorizzare i negozi storici, ma molto dipende anche dall’abilità dei proprietari. Spesso vendono i mobili storici e stravolgono i locali, invece dovrebbero preservarli e farne un motivo di orgoglio, come accade in altre città. La bellezza di un centro storico è proprio la non omologazione, la possibilità di vedere la stratificazione nel tempo, con edifici antichi accanto a quelli più recenti. Lo ammetto, pensando al “Cucchi” io mi emoziono ancora».

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Mercoledì 21 Gennaio 2009

<E' difficile aiutare i negozi storici della città>

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