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Domenica 01 Febbraio 2009
E si spense la luce
Le occasioni perse per celebrare Volta
Cosa resta oggi delle Voltiadi? Molti soldi spesi e poco altro
Resoconto amaro nell’anniversario dell’invenzione della Pila
L’obiettivo delle celebrazioni non era rivolto solo ad esaltare il grande concittadino, bensì a gettare un fascio di luce su Como, a dar valore alla città natale, sulla scorta del Primo Centenario, quando le celebrazioni voltiane diventarono simbolo della rinascita della cultura scientifica dell’Italia post unitaria.
Il Bicentenario portò, innanzitutto, alla riscoperta dei “luoghi voltiani”: la casa natale, al numero 62 di via Volta e sulla facciata continua a spiccare la lapide con la scritta “Fu questa l’avita casa di Alessandro Volta” e nella vicina chiesa di San Donnino, dove lo scienziato fu battezzato e insegnava catechismo, l’Accademia Galli curò i restauri delle cappelle del Caresana e del Fiammenghino. Il liceo classico Alessandro Volta, già dotato di un importante museo di scienze naturali, avviò la realizzazione di un museo scientifico naturalistico e, oltre ai restauri della facciata e delle colonne romane di marmo cipollino, gli enti misero in preventivo una particolare illuminazione di tutti gli edifici tra Via Volta, via Parini e via Cantù. Nella Torre Gattoni, dove Giulio Cesare Gattoni, amico di Volta, inalberò il primo parafulmine d’Italia, subordinato ad impegnativi restauri, si sviluppò un programma per la ricostruzione ideale del laboratorio di scienze con repliche di strumenti scientifici del 1.700 e del 1.800. Ma l’intervento di maggior effetto fu la valorizzazione della piazza Volta, con il rifacimento della pavimentazione, il ridisegno dell’arredo urbano e del verde, il restauro del monumento, la particolare illuminazione e poi, il tempio voltiano, il faro voltiano di Brunate - san Maurizio, la tomba di Camnago Volta segnarono le altre tappe dell’omaggio allo scienziato che accese la luce.
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