Ecco Enjoy Como
Il fascino del lago
nell’immaginario degli stranieri

Gli inglesi trovano qui gli echi del Grand Tour

I russi, dopo aver fatto affari, iniziano ad amarlo

forse persino di più degli stessi turisti italiani Su “Enjoy” Giovanni Cocco e Tatiana Rykoun

Como

Uno dei misteri del lago di Como, tutt’ora irrisolto, riguarda un punto di vista. Ovvero: il Lario è amatissimo, ricercato, cantato dagli stranieri, mentre i comaschi in molti casi lo trascurano se non addirittura, lo bistrattano. Su questa apparente contraddizione riflette, in esclusiva per “Enjoy Como”, il magazine di turismo de La Provincia, da oggi in edicola, lo scrittore Giovanni Cocco. Comasco, giovane narratore di grande successo, in libreria con un romanzo ambientato sul Lario (“Il bacio dell’Assunta”, Feltrinelli) e lo scorso anno finalista al Campiello con un racconto sempre di contesto lacustre, rileva che – mentre in Italia i suoi libri vanno bene – all’estero hanno un appeal straordinario. Basti pensare alle tante traduzioni che si susseguono e al riscontro dei lettori. Insomma, cosa fa la differenza? Per dirla in breve, esiste un diverso “immaginario” tra il pubblico italiano e straniero: alle nostre latitudini il lago è un lago, per quanto suggestivo, come per Silesio una rosa è una rosa, per quanto profumata.

Gli inglesi, i tedeschi, i coreani vedono ben altro, in trasparenza. Una cultura densa di storia, elaborata in secoli in cui il Lario costituiva la tappa doverosa di un Grand Tour che, prima di essere una scampagnata turistica, rappresentava un percorso di formazione umana. Il lago ispirava armonia e inquietudine. Questo ritrovano, oggi, i lettori di Cocco nei suoi libri.

La cornice composta di un paesaggio entro cui si sviluppano vicende torbide, dove tutto può succedere, fa emergere l’animo segreto del lago. Le radici di questa fascinazione non appartengono al Lario delle ville storiche e dei giardini. Sono da cercare più a monte, in un passato in cui le coste erano scabre, la vita abbastanza grama per una popolazione composta in massima parte da pescatori, costantemente esposta al rischio di soccombere. Di quel passato, ingrediente di un immaginario lacustre ricco di stratificazioni, resta un’eredità speciale: è la voce delle pietre dell’Isola Comacina, autentico cuore del lago, anche per quanto riguarda l’enigma della sua fascinazione. Marina Uboldi, archeologa e conservatrice dei Musei Civici di Como accompagna il lettore attraverso la storia dell’unica isola del Lario, dall’epoca romana a quella notte del 1169 (e oltre) in cui avvenne la strage dei suoi abitanti, colpevoli di aver parteggiato per i Milanesi e non per quel Barbarossa a cui i Comaschi avevano giurato fedeltà. Si noti che il ricordo di quell’evento che colorò di sangue le acque lariane e di luce (per un portentoso incendio) la notte dell’attacco, inaugura – di fatto – la stagione turistica estiva.

Provate a pensare: l’estate del divertimento, del sole, delle passeggiate e del turismo si apre nel solco di un fatto terribile, di morte e disperazione, visto che alla distruzione dell’isola seguì un anatema, ovvero una maledizione, per di più da parte del vescovo Vidulfo.

Bisogna partire da lì, da questa inquietudine esorcizzata nella festa, per entrare nell’immaginario del lago e decostruirlo. Forse proprio questo contraddittorio mix è il motivo dell’attrazione esercitata dal Lario sui suoi più grandi fan del momento, vale a dire i russi. Come racconta Tatiana Rykoun, direttrice di “Ozero Komo” (“Lago di Como”), si tratta di un turismo che si sta profondamente trasformando. Dagli oligarchi a caccia di affari, che hanno acquistato per decine di milioni di euro gioielli quali Villa Fontanelle o Villa Balbiano, sta crescendo la presenza di una classe media abbastanza agiata, ma soprattutto colta, alla ricerca del relax almeno quanto di spettacoli di alta qualità, con tanta musica, opere liriche della tradizione e balletto.

La varietà dell’offerta negli spettacoli, a partire dal cartellone di “Como città della musica”, il festival open-air promosso dal Teatro Sociale, al debutto il 26 giugno con il coro della “Cavalleria Rusticana”, fa supporre che le aspettative dei tanti ospiti non andranno deluse. E certamente contribuiranno ad alimentare un immaginario in cui la natura ha solo una parte nel computo generale di una fascinazione implicata a stretto filo con la storia e la cultura.

Si ringrazia Catherine Tam per la revisione dei testi in inglese di “Enjoy Como”.

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