Finalmente un progetto
per aiutarli davvero

«Aiutamoli, ma a casa loro». Quante volte, nei talk show e nei dibattiti televisivi, abbiamo sentito questa frase riguardo a come aiutare i migranti che sbarcano in Italia?

A seconda dei colori politici questa frase, ormai diventata un ritornello almeno da una decina d’anni, assume toni più o meno coloriti. In tutte le sfumature di voce e di pensiero: dalla veemenza tipica da slogan dei tempi andati ai discorsi più strutturati, e spesso incomprensibili, di utopisti sinistrati. Il comune denominatore? La sensazione che siano, come sono da anni, soltanto parole. Intanto il problema immigrazione sta incendiando il dibattito non soltanto politico, ma civile e culturale. Non c’è sociologo, opinionista della prima e dell’ultima ora, che non esponga le proprie teorie di aiuto “umanitario”. Intanto nei mari, e non solo, si continua a morire, mentre noi tutti cambiamo, al massimo, soltanto canale: impegnati come siamo a dire la nostra, a casa, sul divano, replicando a un televisore che non ci può rispondere.

Di fatto, a parte le tantissime associazioni di volontari cristiane e laiche, da anni il problema Africa non ci riguarda, almeno finché non vediamo gli immigrati assediare le nostre stazioni o dormire sotto casa nostra. Di concreto nulla. Ed è per questo che sorprende non poco un progetto innovativo che nasce a Sondalo, perla della Valtellina a pochi chilometri da Bormio e sede dell’Ospedale Morelli, primo sanatorio italiano, patrimonio universale dell’architettura (razionalista) dell’Unesco, ma soprattutto centro di eccellenza medica.

Il progetto, ideato dal giovane e dinamico sindaco Luigi Grassi, si chiama “Africa-Italia-Africa” e consiste nell’accogliere all’ospedale studenti africani per farli laureare e specializzare per poi tornare nei paesi di origine ed agire sul campo come medici e infermieri specializzati. Da un recente rapporto dell’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, solo nel Centro Africa mancano un milione tra medici e assistenti. Già solo per questo ci sarebbe di che scappare.

La realizzazione all’ospedale Morelli di Sondalo di un’Università di Alta Formazione non è un’utopia, non sono le solite parole al vento, ma un progetto a cui il sindaco Grassi, senza dimenticare le priorità del proprio comune, si è dedicato nell’ultimo anno. A sostenerlo il maestro Mogol, che proprio venerdì è stato a Sondalo per tenere a battesimo il progetto, «perché l’arte e la musica hanno il compito di sensibilizzare le coscienze e questo progetto lo sosterrò fino in fondo»; Giorgio Mosconi, nato a Sondalo ma oggi tra i massimi esponenti della ricerca medica americana, il senatore Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, che ha l’ha già sottoposto al Ministero e il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, tra i primi ad avallare l’iniziativa.

A questa l’idea del professor Giorgio Mosconi di creare all’ospedale Morelli un “Centro di Controllo della qualità dei farmaci” distribuiti nel Terzo Mondo. Perché, quelli che parlano nei talk show o casa gridando o sussurrando «aiutamoli a casa loro» forse non sanno che «il 50% delle medicine impiegate in Africa per curare la Tbc e malaria sono contraffatti con talco, sabbia, cemento e vengono distribuiti facendoli passare per autentiche cure».

Un dato che racconta molto più che tante parole e chi ci dovrebbe far riflettere. Forse il Terzo Mondo siamo noi: quello del guadagno e del profitto ad ogni costo. Tanto poi basta accendere il confessionale televisivo, dire «Aiutamoli a casa loro» e sedersi a tavola in attesa del Natale.

@GianPaoloSerino

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