La crisi del Pd non è dovuta a Berlusconi o alla sua abilità. È fortemente voluta al suo interno. Non c’è altra spiegazione visti gli atteggiamenti arroganti dei suoi esponenti, le collusioni inconfessabili, la dichiarata intenzione di proporre riforme della giustizia con Casini, Cuffaro, Cesa e compagnia bella, eccetera. Potrei dire che il suicidio politico è affar loro, se non rappresentasse il dramma di un paese dove oltre metà della popolazione non ha più rappresentanza politica in Parlamento. E quelli che ancora votano Pd, credetemi, si turano il naso dopo aver ascoltato gente come il re dell’arroganza, il Baffino nazionale. I pochi che ancora si salvano abbiano il coraggio di staccarsi, dichiarando perché, facendo pubblicamente nomi e cognomi di quelli che remano contro e che lavorano nell’ombra per le destre. Sono nomi e cognomi che stanno sulla bocca di tutti gli italiani che sono stufi di questo stato di cose, e vi assicuro che sono veramente tanti. Più di quelli che un sondaggio potrebbe contare. Milioni di italiani non si sentono rappresentati dalla destra, e non viene offerta loro un’alternativa credibile. Questa è la fine della democrazia. Oltre tutto in Italia tira una brutta aria. È sicuro che entro un paio d’anni usciremo dall’Euro e lo Stato sarà alla bancarotta. Con questa opposizione falsa e collusa con i poteri forti che speranze abbiamo?
Piero Roncoroni
Non credo che la democrazia sia a rischio perché la sinistra rischia di dissolversi. Possono sparire uno o più partiti, non le idee fondanti e di radice popolare che ne hanno giustificato l’esistenza. E che spesso si travasano da una forza politica all’altra, tanto da rendere talvolta impalpabili i confini di schieramento. Che poi il Pd abbia perduto una serie d’elezioni per demeriti propri più che per meriti degli avversari, è un fatto e non solo un’opinione. Ma il peggio non sta qui. Il peggio sta nell’aver minato sin dalle origini la leadership di Veltroni, nell’essersi adoperati per indebolirla giorno dopo giorno, nell’aver dato luogo a contrapposizioni e litigi senza che alcuno avesse in tasca la soluzione alternativa. Costretto il segretario ad andarsene (poiché di costrizione s’è trattato, non di libera scelta), non si sa adesso con chi sostituirlo. Di facce nuove spendibili con ragionevoli possibilità di successo, non se ne vedono; e di facce vecchie disposte ad accollarsi lo scontato sacrificio d’una nuova batosta alle Europee, neppure. Il più ottimista dei berlusconiani non sarebbe stato capace d’immaginare uno scenario più pessimistico per i rivali.
Max Lodi
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