Formigoni ai domiciliari
dopo la condanna a 5 anni

La decisione del tribunale di sorveglianza in quanto il detenuto è ultrasettantenne

Esce dal carcere e va ai domiciliari Roberto Formigoni, l’ex governatore della Lombardia finito in cella lo scorso febbraio dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Milano.

Il sostituto procuratore generale di Milano Nicola Balice aveva dato parere favorevole alla istanza con cui la difesa di Roberto Formigoni ha chiesto ai giudici della Sorveglianza che l’ex Governatore possa espiare la pena dei 5 anni e 10 mesi di carcere inflitti in via definitiva per il caso Maugeri in detenzione domiciliare perché ultrasettantenne.

I suoi difensori hanno sollevato la questione della irretroattività della ’spazzacorrottì, legge che ha imposto una stretta sulle misure alternative al carcere per i condannati per corruzione. La Corte d’Appello di Milano, lo scorso marzo, aveva respinto la richiesta della difesa del politico azzurro di dichiarare l’inefficacia del provvedimento firmato dal sostituto procuratore di Milano Antonio Lamanna. «L’ordine di carcerazione - avevano scritto i giudici - è stato legittimamente eseguito». «Hanno potuto condannarmi ma non hanno potuto decidere del mio modo di reagire e di vivere, non hanno potuto inquinare né il mio cuore né il mio cervello», aveva scritto un mese fa Formigoni in una lettera inviata alla rivista ’Tempì. Nella stessa missiva, l’ex presidente aveva anche parlato della vita di tutti i giorni in carcere dove c’è «poco tempo utile nella giornata. E dunque a maggior ragione il tempo non va sprecato».

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