Fornai, pizzaioli, falegnami:
il "secondo" lavoro degli over 45

Settantasei imprese coinvolte, per un totale di 76 nuovi lavoratori. È con questi numeri che si chiude la seconda fase del progetto "Pari". Ma questa volta, visti i tempi ristretti di lavoro i risultati hanno superato le aspettative.

Mamme lontane dal mercato del lavoro da tempo, over 45enni precari incalliti e qualche straniero. In due mesi hanno rivoluzionato il proprio status sociale, passando dalle file di disoccupati a quelle di lavoratori assunti a tempo indeterminato o determinato in aziende comasche. A fare cosa? Le mansioni sono le più disparate: nella lista delle settantasei persone collocate tramite il progetto «Pari», gestito dall’amministrazione provinciale su fondi ministeriali, con l’assistenza tecnica dell’agenzia Italia Lavoro, c’è di tutto. Qualcuno è finito in ufficio, a fare l’impiegato - soprattutto donne -, qualcun altro invece è stato arruolato in fornai, falegnamerie, ristoranti, alberghi e pizzerie, piuttosto che in ditte di costruzioni, impianti, confezioni o servizi. Settantasei imprese coinvolte, per un totale di 76 nuovi lavoratori. È con questi numeri che si chiude la seconda fase del progetto Pari. Ma questa volta, visti i tempi ristretti di lavoro - il bando è stato chiuso il 12 febbraio e le assunzioni sono durate fino al 31 marzo - i risultati hanno superato le aspettative. «Abbiamo avuto molti contatti con aziende, associazioni datoriali e sindacati - spiega Giulia Manzeni, dello staff dell’assessorato al Lavoro della Provincia di Como - con tutta la promozione e l’informazione che c’è stata alla fine i risultati si sono visti». Anche perché, in cambio delle assunzioni, il bando assicurava alle aziende incentivi e sgravi fiscali. Da un minimo di 2mila a un massimo di 3.500 euro, a seconda della fascia d’età dei nuovi arruolati. I numeri parlano chiaro: 41 persone sono state assunte a tempo pieno e indeterminato, altre 8 a tempo sempre indeterminato, ma part-time e 27 infine a termine. Ma tutte con regolare contratto, per un totale di 107.246 euro investiti in incentivi e 73 mila euro invece in doti formative. «La macrocategoria principale - spiega Silvia Sabelli, operatrice del centro per l’impiego di Como che da solo ha seguito 41 delle 76 ricollocazioni - riguarda donne sopra i quarant’anni, disoccupate di lunga durata, che per lo più sono andate a ricoprire posti impiegatizi, anche part-time e uomini, anche qui over 45 o anche 50enni, che venivano da contratti precari». «Nel caso delle donne - continua a spiegare la Sabelli - trattandosi di una disoccupazione di lunga durata le aziende hanno potuto usufruire non solo degli incentivi assicurati dal bando, ma anche di sgravi fiscali al 50% per tre anni». Gli uomini, invece, nella maggior parte dei casi sono stai arruolati per profili tecnici quali fotoincisore, disegnatore informatico, stampatori, eccetera. A fare la differenza però con l’edizione precedente del bando c’è che i ricollocati non vengono da situazioni di gravi crisi aziendali. E anzi, i reali beneficiari, che avrebbero dovuto essere soggetti in cassa integrazione straordinaria o in mobilità non indennizzata, in realtà, di fatto, sono stati rimpiazzati da altre categorie deboli. Delle 76 persone ricollocate infatti soltanto una era iscritti nei registri della mobilità: un ex stampatore che è stato assunto in un’altra stamperia, ma su macchinari più specializzati, a stampa inkjet. «Le aziende - conclude la Sabelli - sono state molto più ricettive rispetto all’anno scorso, in quel caso noi avevamo collocato, in più tempo, 20-21 persone: stavolta abbiamo raddoppiato. Sicuramente gli incentivi hanno funzionato come aggiunta alle agevolazioni contributive per l’assunzione di mobilità».
Chiara Sirna

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