Frates: «Cantù rimane la stessa
Forte e completa. Che occasione»

Il direttore tecnico: «Cambiano i nostri obiettivi, ma non si ridimensionano»

Lo screenshot nel giorno che ci fa scavallare da quelli della merla a febbraio è il seguente: a parte i bimbi, come li chiamano nell’ambiente, l’Acqua S.Bernardo Cinelandia Park Cantù conta di otto senior, tra i quali un solo straniero. Situazione assolutamente non d’emergenza, ma che necessita di attenta valutazione, a tutti i livelli.

Senza Robert Johnson, che sta continuando a far tamponi in altri lidi (in Polonia), e Luigi Sergio, che giovedì in allenamento ha rotto il tendine d’Achille, i biancoblù si trovano in una situazione ben diversa rispetto all’avvio di stagione. Ma non mollano. E il primo a confermarlo, mettendoci la faccia, è Fabrizio Frates, direttore tecnico canturino.

Fatta la tara, coach, Cantù ritorna nella media delle squadre di A2...

Il roster si è asciugato notevolmente. Perché ai due già noti, bisogna aggiungere Severini, che è in fase di recupero, che morde il freno, che ogni giorno sta sempre meglio, ma che ha necessariamente bisogno di giocare per crescere. Direi che siamo un po’ cortini.

La cosa la preoccupa?

Per nulla. Cambiano i nostri obiettivi, ma non si ridimensionano. Anzi. Adesso c’è la concreta opportunità che ognuno possa dare qualcosa in più. E il gruppo dimostrare di essere squadra solida. Quella stessa che fin qui s’è meritata le attenzioni che si riservano alla capolista, come siamo stati noi prima dello stop forzato di domenica scorsa.

In soldoni, significa?

Che abbiamo tutti una grande occasione. Ai ragazzi l’ho già detto Una volta, alla mezzanotte del 7 luglio le squadre erano fatte e finire. Non si poteva più intervenire, al limite ci si industriava, perché infortuni e cali di rendimento ci sono sempre stati. Anche gli staff si adeguavano e si ingegnavano.

Ma a voi l’altra sera è piombata in testa la più grande delle tegole.

L’infortunio di Gigi (Sergio, ndr) per noi è gravissimo. Non avete idea. Siamo davvero tutti dispiaciuti. E non aiuta pensare che nella carriera di un atleta possa succedere e che fa parte del mestiere del giocatore, con la fatalità che è sempre dietro l’angolo.

Così vi toccherà?

Metterci forza e capacità. Sperimentare soluzioni nuove, anche di gioco. Adattarsi alla situazione, insomma, cercando di trarre tutti i vantaggi possibili.

Ma non ci starà dicendo che dovrete - e dovremo - abituarci a una squadra con questi elementi e stop...

Sono molto realista e pragmatico, abituato a lavorare con quel che c’è. Ma dov’è il problema? La squadra è forte e completa. Perché per fortuna l’abbiamo fatta lunga. E io mi ricordo tutti quelli che dicevano: «Ah, dieci giocatori: non sarà facile gestirli...». Invece noi siamo in grado di tenere botta. La prima dimostrazione i ragazzi l’hanno data a Torino, vincendo una partita difficilissima. E anche lì eravamo senza Johnson e con Severini a mezzo servizio.

Ma lei è tranquillo?

Assolutamente sì. Questa è una grande occasione per dimostrare quello che si vale. Stiamo sì ragionando su questa squadra qui, ma poi è chiaro che sappiamo che metteremo uno straniero e torneremo ad armi pari. Nel frattempo, si lavora forte. Questi siamo e con questi andiamo avanti.

Possiamo dire che Cantù non è forse più la favorita numero uno, ma resta tra le più serie candidate a salire?

Questo è sicuro. Ma nessuno abdica dalle proprie ambizioni, sia chiaro. Anzi, mi piacerebbe che tutti, i giocatori in primis, potessero trarre un vantaggio da questa situazione. Avranno tutti chance e minuti in più, giocarsela fino in fondo potrebbe essere una grande opportunità.

Uno dei limiti dei dieci-giocatori-dieci di prima era il fatto di avere gente abituata ad avere palla in mano e minuti che le rotazioni non garantivano più...

E allora questa è diventata la situazione ideale. Anche se io rimango convinto che per fare un passo in più e per diventare tutti dei grandi giocatori bisogna essere capaci di diventare il più funzionali possibili in un roster di altissimo livello come il nostro. Indipendentemente dal numero di tiri presi e dall’utilizzo. Bucarelli, Stefanelli e Nikolic hanno una grande opportunità. Potrebbe essere il loro momento.

Questa squadra ha perso due leader. Che danno sarà?

Questa squadra ha perso un vero leader, Gigi, e un leader tecnico, Robert, per il campo, ma non per il gruppo. Il capitano lo è stato in tutti i sensi, un riferimento per i compagni, che lo hanno cercato e trovato. Sempre. Johnson era uno che ci trascinava in campo, e certe vittorie lo hanno dimostrato, ma a livello di carisma non c’è sfida.

Ma ora trascinatori ne avete?

Eccome. Matteo (Da Ros, ndr), ad esempio. E Marco (Cusin, ndr). Loro lo possono benissimo fare, non c’è bisogno di chiederglielo. E poi i nostri giovani.

In che senso?

Nel senso che adesso hanno la possibilità di dimostrare quello che valgono. Prendete Lollo (Bucarelli, ndr), quasi sempre leader delle squadre dove ha giocato. Stessa cosa per Francesco (Stefanelli, ndr), che di queste situazioni ne ha già respirate in carriera. Per non dire di Severini, che abbiamo avuto molto poco, ma che sa come stare in campo e quel che fare.

Non ha l’impressione che le altre, intese le avversarie, visto il sangue di Cantù si siano agitate come fiere?

Sanno benissimo tutti che stiamo vivendo un momento di difficoltà, ma qui ognuno va avanti per la propria strada. I valori nel girone mi sembrano ben delineati, senza troppe sorprese. Ben sapendo che avremo a che fare con Udine, Pistoia e Treviglio, che può anche rafforzarsi, ma la stagione non si decide certo adesso.

Intanto siete costretti a riazzerare e ripartire. Con il rischio di farlo una terza volta, all’arrivo del nuovo straniero...

Siamo pronti, ve l’ho detto. E per fortuna abbiamo una grande società con gente seria alle spalle. Che ci sosterrà. I ragazzi dovranno confermare di essere molto bravi. Anche i più bravi. Noi come staff tecnico ce la metteremo tutta per trovare qualcosa di nuovo. Non fatemi fare il nostalgico, ma quando in finale di Coppa Korac con il Real Madrid ci apparì Beppe Bosa con la spalla in mano, ci inventammo Rambo Gianolla.

Ma era proprio il caso di andare a prendere un americano no vax?

L’abbiamo voluto e cercato.Nel momento in cui ha firmato aveva fatto il Covid e nel suo contratto era ben chiaro che dovesse fare un tampone ogni 48 ore. Nessuno il 20 luglio poteva pensare che una legge delle Stato potesse cambiare le regole. E cambiarle davvero, visto che ci è stato concesso un nuovo visto.

Ne parla in maniera un po’ fredda, sbagliamo?

Robert mi ha un po’ deluso, lo ammetto. Per come si è comportato. L’abbiamo aspettato, inseguito, rispettato. E lui su questa cosa ci ha giocato, chiedendoci 15 giorni e facendoci capire che poteva anche cambiare idea. Invece trattava già il suo futuro altrove. Mi spiace soprattutto per la squadra. che l’ha sempre accettato. E per la società che ha fattolo stesso con la sua scelta, pur non condividendola affatto. E giustamente.

Possibile che l’infortunio di Sergio possa portare a un’altra valutazione sul ruolo del nuovo straniero?

No. Sodini è convintissimo e vuole un giocatore sul perimetro che sappia trattare la palla. Non sarà Robert, questo è sicuro. Più forte o meno forte? Di certo lo stiamo cercando più forte.

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