Futuro della Camera di commercio. Ora Lecco prova a spingere Agostoni

Scenari Per la presidenza spunta anche il nome dell’attuale numero uno degli industriali. Un modo per far digerire a Como una guida lecchese? Dadati frena: «Vedremo più avanti»

Plinio Agostoni o Fabio Dadati. Sembra essersi ristretta a due candidature la rosa di nomi attorno a cui ruota la corsa per la prossima presidenza della Camera di Commercio Como-Lecco, con il primo che potrebbe forse contare sul sostegno di uno sponsor di peso come Confindustria Como.

L’apertura, o quanto meno la non chiusura, del numero uno degli industriali lecchesi sembra aver cambiato gli equilibri e disegnato nuovi scenari, tracciando la strada per ritrovate convergenze. «Non ho mai manifestato un interesse in questo senso, - ha dichiarato Agostoni - ma neppure mai detto il contrario».

E ancora: «Confindustria Lecco e Sondrio darà il suo contributo seguendo un criterio fondamentale: mettere le persone giuste al posto giusto, pur tenendo realisticamente in considerazione il contesto e i relativi equilibri fra i territori e le diverse rappresentanze».

La successione di Galimberti

Dichiarazioni che a Lecco, e non solo, sono state lette come una possibile volontà di correre alla successione di Marco Galimberti, anche alla luce del ritrovato rapporto di sintonia con la “sorella” comasca. Un rapporto che verterebbe anche sulla possibilità di tornare a parlare concretamente di fusione per le due territoriali lariane, dopo il cammino bruscamente interrotto in passato quando Lecco aveva deciso di guardare verso Bergamo.

Quel che sembra certo è che le due Confindustria vogliano giocare un ruolo da protagonista nell’elezione del prossimo presidente camerale, fino al punto da voler proporre un proprio candidato di punta.

Il fatto poi che Agostoni abbia la sua attività (Icam) a Orsenigo potrebbe aiutare a far digerire ai comaschi un nome lecchese.

Ieri, intanto, non si è sottratto alle domande Fabio Dadati, l’altro nome in lizza. «Le associazioni di categoria di Como e di Lecco - dice Dadati - si troveranno e insieme faranno dei ragionamenti e convergeranno sulle ipotesi di nomi da proporre per la presidenza: è questo il processo corretto che immagino si realizzerà nei tempi e nei modi più adeguati».

«Non mi sono candidato - aggiunge - e neanche ho un ruolo in questo processo decisionale. Inoltre la successione è prevista tra un anno e prima di allora c’è molto da fare. Questo è un momento molto importante per la mia azienda inoltre mi sono assunto una responsabilità con Lariofiere che è in fase di riorganizzazione e sviluppo, dopo la ristrutturazione e l’avvio di nuove fiere. Vorrei seriamente occuparmi nel modo migliore possibile di quello che sono chiamato a fare sia come imprenditore che nel ruolo civico e sociale di presidente di Lariofiere, incarico che scade nel 2025 e al quale tengo molto. Se poi, dopo un confronto, le associazioni dovessero fare il mio nome, valuteremo insieme l’opportunità».

Collaborazione

Dadati evita la competizione, in particolare con candidati con i quali i rapporti di collaborazione sono avviati da anni e ottimi.

«Ho grandissima stima per Plinio Agostoni, Lorenzo Riva è un amico e un interlocutore importante, con Daniele Riva c’è un rapporto di grande cordialità e va dato atto a Marco Galimberti di aver lavorato benissimo – spiega – bisogna andare al di là dei nomi, avere rispetto dei ruoli che ci sono e affidare la decisione ai presidenti delle diverse associazioni nel rispetto delle differenze dei territori. Lago, valli, città e Brianza sono contesti profondamente diversi che si integrano, complementari. Va ricercata un’armonia tra le differenti identità ed è questo il bene comune sul quale siamo impegnati tutti insieme».

Il messaggio è che le associazioni si parlino, che individuino la persona migliore in un clima di serenità.

Anche Marco Mazzone resta dell’opinione che «la candidatura deve essere espressione di un percorso comune e condiviso in funzione di una visione strategica che porti il nostro territorio, Como e Lecco insieme, a rispondere alle difficili sfide economiche e sociali future».

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